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Il Piemonte torna arancione da lunedì. Ma Torino rischia di rimanere rossa

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Il Piemonte torna arancione, ma Torinese e Cuneese no. Se va bene, queste due province dovranno attendere metà settimana. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ieri ha confermato per la nostra regione il declassamento a partire da lunedì, ma ha anche segnalato che in due province l’incidenza è ancora sopra la soglia di allerta. Per queste, alla luce del nuovo decreto, andrebbero mantenute misure più restrittive fino all’abbassamento dell’incidenza sotto i 250 casi su 100 mila abitanti. Oggi, alle 13, la Regione ha quindi convocato un incontro con gli epidemiologi e gli esperti dell’Unità di crisi, cui è stata chiesta una relazione tecnica sui tempi previsti per il rientro della soglia di allerta in queste due province, «dove la zona arancione potrebbe scattare qualche giorno dopo, presumibilmente a metà della prossima settimana tra mercoledì e giovedì». E sempre allo stesso tavolo si deciderà sulla scuola. Se in primo momento l’intenzione della Regione sarebbe stata quella di farle tornare regolarmente in presenza a partire da lunedì, al 100% fino alla terza media e al 50% per le superiori come nel resto del Piemonte, su Torino e Cuneo servirà un confronto con il Miur.

La zona arancione, tra le altre cose, prevede libertà di movimento all’interno del proprio comune di residenza dalle 5 alle 22 senza autocertificazione. Gli spostamenti verso altre regioni restano, però, vietati a meno di comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. Le seconde case possono, invece, essere raggiunte se si può provare di essere proprietari o affittuari dell’abitazione da prima del 14 gennaio 2021.

Una nadelle novità principali riguarda i negozi. Quelli non essenziali, come i parrucchieri e i centri estetici, possono riaprire. Anche i banchi che non vendono generi alimentari potranno tornare nei mercati. Uniche limitazioni: nei fine settimana, gli esercizi di centri commerciali e mercati restano chiusi, a eccezione di punti vendita di prodotti alimentari, agricoli e florovivaistici, farmacie e parafarmacie, lavanderie e tintorie, tabacchi, edicole e librerie. Anche bar e ristoranti devono restare ancora chiusi. Possibili però l’asporto dalle 5 alle 18, fino alle 22 per i locali con cucina, e le consegne a domicilio senza limiti di orario. L’altra svolta è quella sulle scuole. Tutti i bambini e i ragazzi dal nido alla terza media possono tornare in classe. Anche per i più grandi delle superiori è prevista la didattica in presenza da un minimo del 50 per cento a un massimo del 75. Per quanto riguarda lo sport, palestre e piscine continuano il loro lungo periodo di chiusura, ma è consentito recarsi in centri e circoli sportivi, pubblici e privati, del proprio comune o, in assenza di tali strutture, in comuni limitrofi, per svolgere esclusivamente all’aperto l’attività sportiva di base.

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