«Se avessi una pistola non ci penserei due volte a sparare a un ladro che entra in casa». Il pensiero, dopo i fatti di sangue appena avvenuti nella nostra città, è lo spesso per tanti cittadini che si sentono sempre meno sicuri. La morte dell’architetto Enrico Mottura, ucciso dai ladri nel suo appartamento di Piossasco soltanto per aver cercato di difendere la sua famiglia, e la barbara decapitazione di Mohammad Ibrahim, il lavapiattibengalese residente in corso Francia, oltre ad aver suscitato una forte indignazione generale, hanno anche riaperto il dibattito sulla legittimadifesa. Tema tornato tra i banchi della politica da quando a fine aprile il gioielliere di GrinzaneCavour, Mario Roggero, ha reagito sparando e uccidendo due rapinatori, per sventare il furto nel suo negozio. L’opinione dei torinesi, soprattutto di quelli che vivono nelle zone periferiche della città, è a senso unico: «non ci sentiamo sicuri neppure a casa nostra, chiediamo di poterci difendere senza rischiare di finire in galera e, soprattutto, vogliamo la certezza della pena per i delinquenti». Giorgio, ambulante di calzature a PortaPalazzo, ha il banco proprio di fianco al luogo dell’accoltellamento avvenuto lo scorso 26 maggio, costato la vita a FuPindi, un suo collega di 45 anni. «Chi commette un omicidio deve pagare per intero la sua colpa - sottolinea -, qui in Italia invece si tende sempre a scontare la metà della pena, ma così i malviventi si sentono legittimati a infrangere le regole e il risultato è sotto gli occhi di tutti». Come lui la pensa il suo collega Lorenzo: «I tempi dei processi sono troppo lunghi e spesso non portano a condanne eque». Marinella, 52 anni, residente in via Borgo Dora, non ha alcun dubbio: «Bisogna difendere ciò che è nostro, ma la legge in tal senso fa schifo». Mario, macellaio della Tettoia dell’Orologio, ha una sua idea: «Non c’è sicurezza perché in questa zona sono gli stranieri a dettar legge». Dello stesso avviso sono i residenti e i commercianti di Barriera di Milano, quartiere non certo facile, afflitto da continui episodi spaccio e furti. «Ho una figlia di sei anni da proteggere, non esiterei a sparare se qualcuno entrasse in casa mia» spiega Anna. «A volte - aggiunge Cristina - farsi giustizia da soli è l’unica soluzione». In generale nella periferia nord di Torino tutti respirano una certa aria di insicurezza. Perfino nelle proprie abitazioni. «Neppure a casa mia mi sento sicuro - sottolinea Nicola -, non ho una pistola ma se qualcuno entra nel mio appartamento lo butto giù dal balcone». Le paure però non riguardano soltanto le effrazioni notturne. «Qui in Barriera - sottolinea Pasquale - si verificano aggressioni e scippi anche di giorno. Non è giusto che chi commette reati resti impunito».
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