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Grande festa per i negozianti da record: «Il commercio di Torino è ancora vivo»

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Orefici, panettieri, arredatori, calzolai, e tanti altri imprenditori che da tre, addirittura quattro generazioni portano avanti la tradizione. Ieri mattina, all’interno della sala consiglio della circoscrizione Quattro, in via Servais, dodici rappresentanti del commercio e dell’artigianato del territorio sono stati premiati dal presidente Claudio Cerrato. «La vivibilità di un quartiere - ha detto Cerrato - dipende molto dal commercio di vicinato, che noi come Circoscrizione abbiamo promosso con tutte le nostre forze in questi anni. La pandemia - ha proseguito il presidente - ci ha insegnato che c’è ancora più bisogno di fare rete e sappiamo lo sforzo che c’è tutti i giorni per tirare su la serranda. Per questo sono ancora più orgoglioso di premiare i nostri commercianti e ringrazio la Camera di Commercio per la collaborazione».

La premiazione, a dire il vero, avrebbe dovuto svolgersi l’anno scorso, ma non se n’è fatto nulla per via del Covid. Dodici in tutto i premi consegnati: sette targhe per chi ha l’attività aperta da più di 50 anni, mentre gli altri cinque che hanno raggiunto il mezzo secolo hanno ricevuto la pergamena. Il più longevo tra i presenti era Papino di via Capelli, produttore di pulsantiere detto anche il “re dell’ottone”, che quest’anno ha festeggiato i 90 anni. Oggi l’azienda la mandano avanti Valter Finotti, Antonio Battaglia e Martha Andrei, che rivelano come «tutto sia partito da una vincita al gioco, perché all’epoca non c’erano molti soldi da investire. Si lavorava dalle 2 di notte fino a mezzogiorno. Prima solo bronzo e ottone, poi negli ultimi anni, per accontentare le richieste di mercato, ci siamo lanciati nell’alluminio». Da 64 anni è invece aperto Ronco Calzature, in via Exilles. «Mio padre aveva aperto il negozio torinese arrivando da Chieri - racconta Roberto Ronco -, dove avevamo già una bottega aperta da mio nonno più di cento anni fa». Stessa età, 64 anni, per il Panificio Avetta di via Cibrario. «Mio nonno aveva la panetteria a Gressoney, mio padre ha iniziato in corso Umbria, ora in via Cibrario ci siamo io e i miei figli. Abbiamo dimostrato che si può “vivere di solo pane”», scherza Riccardo Avetta. Un anno in meno, 63, per Carreri, attrezzature da cucina per la casa o il ristorante, in via Nicomede Bianchi. «Come mai siamo sopravvissuti? Perché seguiamo il cliente a 360 gradi, anche dopo la vendita», spiega Fernando Santoro. Sessantadue anni di attività le festeggia Il Giardino dei Ciliegi di via Exilles, che commercia tende, tendaggi, confezioni, mobili e soluzioni d’arredo. Marina Fresia racconta come tutto è iniziato: «Mio padre, soldato, era tornato dalla Russia. Non aveva soldi ed era troppo vecchio per lavorare in Fiat. Così ha chiesto un prestito, e ci siamo aperti il negozio». Che ancora oggi è in piedi, come da 57 anni lo è Modenrica, boutique di abbigliamento di via Asinari di Bernezzo. «Qui aveva iniziato mia madre - rivela Enrica Marro, titolare insieme al marito Ubaldo Serra - poi sono subentrata io. Certo, non siamo in centro, ma abbiamo i nostri clienti affezionati e abbiamo lavorato tanto anche dopo la pandemia. Le persone, a un bel vestito, non rinunciano mai». E’ invece orologiaio Giovanni Neirotti, titolare dell’Oreficeria Neirotti di corso Regina Margherita, aperta 57 anni fa. «Il lavoro oggi è molto cambiato. Una volta - racconta - la gente era “affamata” di cose belle. Oggi sembrano più correre dietro alle mode, dimenticandosi magari il gusto del bello. Ma noi, per fortuna, resistiamo».

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