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18 Dicembre 2021 - 07:07
Cammina con il bastone ma a passo spedito. Giuseppe Di Sarno, 90 anni il prossimo aprile, ex fuochista, non dimostra certo l’età che ha. Due brutti male gli hanno tolto prematuramente la moglie Maria, nel 2017, e il figlio Carmine, nel 2019, e oggi il suo unico desiderio è che possano riposare in pace al cimitero Parco di via Bertani. Dove lui si reca ogni settimana partendo dal quartiere Santa Rita: con l’autobus numero 74 se il tempo non lo permette o addirittura in bicicletta se c’è un pizzico di sole. Da 5-6 mesi, tuttavia, vive con un grosso mal di pancia «perché quando piove o nevica - racconta il pensionato -, l’acqua invade i muri di parte del complesso. Le infiltrazioni sono davvero sotto l’occhio di tutti e io voglio che risolvano il problema».
Una vergogna per il povero Giuseppe, originario della Basilicata, che di arrendersi non ha proprio nessuna intenzione. Dopo aver protestato presso gli uffici del Parco è andato in corso Peschiera a presentare le sue rimostranze. «In casa - racconta -, mi sento agli arresti cimiteriali». La sua prigione è la solitudine. E sotto Natale vedere il campo 14 così ridotto lo ha convinto che era ora di intervenire. «Già è triste non averli con me - spiega -, almeno voglio che stiano bene. Ci vuole rispetto». Ma anche la passeggiata che porta allo scomparto non gode di buona salute. Quei pochi metri che separano l’ingresso dal loculo sono una trappola. Tra ghiaccio, acqua e neve si corre davvero il rischio di farsi molto male. Un punto sfortunato dove il sole non arriva e dove lo scivolone è dietro l’angolo.
Sul caso è prontamente intervenuto anche l’ufficio centrale. «In merito alla segnalazione del signor Di Sario, Afc informa di aver allertato l’ufficio tecnico per effettuare gli opportuni accertamenti e verificare quale tipo di intervento sia necessario». Ma l’anziano guarda oltre e pensa al futuro. «Prima o poi vendo l’alloggio e torno a vivere in Basilicata. E porterò con me anche mia moglie e mio figlio».
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