«Mia figlia non è caduta. Mohssine l’ha lanciata dal balcone. Stavamo discutendo, prima l’ha scaraventata a terra, poi l’ha buttata giù». È la testimonianza shock che Lucia Chinelli, la mamma della piccola Fatima Skika, morta a tre anni lo scorso 13 gennaio, “precipitata” giù da un balcone in via Milano, ha rilasciato agli inquirenti sabato scorso. La donna, che ha un passato difficile (avrebbe subito maltrattamenti dall’ex compagno), ha trovato la forza di confidarsi con una poliziotta. Subito dopo la tragedia, dopo avere appreso che la sua bambina era morta, non aveva reso dichiarazioni complete e lucide. Probabilmente, come spesso accade alle persone che hanno subìto violenze in famiglia, ha trovato la forza di parlare quando ha superato la prima fase di shock e quando ha realizzato pienamente che Mohssine Azhar, 32 anni, era in carcere. Dal 14 gennaio, il giorno dopo il delitto. Il marocchino, difeso dall’avvocato Alessandro Sena, aveva reso invece una versione diversa a cui non tutti avevano creduto: «Giocavo al vola vola con la bambina e mi è scivolata giù». Una dichiarazione che striderebbe anche con i primi accertamenti della Scientifica, a partire dal luogo dello schianto. Il cerchio che isola le macchie di sangue lasciate dal corpicino della bambina non è sotto al balcone, ma più avanti. La traiettoria di volo ipotizzata non farebbe propendere per la tesi della caduta accidentale. Ma erano e sono solo ipotesi. Gli agenti, coordinati dalla pm Valentina Sellaroli, continuano ad indagare su tutti i fronti. Oggi verrà svolta l’autopsia dal medico legale Roberto Testi. Ieri si sono presentati in procura, per l’incarico peritale, la legale della mamma di Fatima, l’avvocata Silvia Lorenzino, esperta nell’assistere persone che hanno subito violenza, l’avvocato Sena, che difende il marocchino, e il padre naturale della bambina, l’ex compagno di Lucia Chinelli. Sulla vicenda c’è il massimo riserbo. «Non possiamo rilasciare dichiarazioni, la fase è troppo delicata», taglia corto Lorenzino. In queste ore gli inquirenti stanno vagliando il racconto che la mamma di Fatima ha reso sabato scorso. «Quella sera ero a casa con la mia bambina - ha detto - mentre Mohssine era al piano di sopra, a casa sua, con degli amici. Fatima è voluta salire su da lui per prendere un regalino che lui le aveva comprato». «Quando sono andata a riprendere mia figlia - ha proseguito la donna - Mohssine era fuori di sé. Aveva bevuto e urlava contro di me. Ha preso la bambina e l’ha scagliata sul pavimento. Uno dei suoi due amici è riuscito a prendere Fatima e a darmela in braccio, ma poi Mohssine me l’ha presa di mano e l’ha buttata giù dal balcone». Una versione agghiacciante, quella della mamma, che non era stata esclusa dagli inquirenti. Anzi. A tragedia appena avvenuta, una delle prime ipotesi considerate dalla polizia era una lite tra madre ed ex compagno. La stessa panettiera, la prima a chiamare i soccorsi, aveva detto: «Ho sentito che litigavano, forti urla». Mohssine, secondo vari testimoni, quel giorno sarebbe stato fuori di sé, in preda ai fumi dell’alcol e della droga. Poche ore prima era stato condannato per detenzione di droga. «Non è possibile che quella bambina sia caduta giù da sola», aveva detto un vicino. E anche la versione del “vola vola”, dichiarata dal fidanzato della madre, e avallata dal gip Agostino Pasquariello (che sostiene che si tratti di omicidio colposo) ha lasciato basiti alcuni residenti. Infine, per ciò che riguarda le altre due persone presenti in casa, uno da dichiarato di non essersi accorto di nulla, «stavo dormendo», l’altro, invece, è fuggito e la polizia lo sta cercando.
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