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I grandi gialli del Piemonte

PortoneDiavolo
A Torino si trova un misterioso portone che reca il suggestivo soprannome di “portone del Diavolo”. È l’ingresso monumentale del palazzo Truchi di Levaldigi in via XX Settembre 40. Il palazzo è oggi sede della Banca Nazionale del Lavoro. Niente di demoniaco nella storia di questo edificio dall’aspetto un po’ austero: costruito da Amedeo di Castellamonte, il sabaudissimo palazzo Truchi fu commissionato da un membro della famiglia, Giovanni Battista Truchi di Levaldigi, generale delle Finanze del duca Carlo Emanuele II.

Un po’ più sulfureo il portone, il cui battente raffigura un Satanasso cornuto. I pesanti battenti sarebbero stati collocati sui cardini in una notte sola, di nascosto: e poiché il Nemico lavora nell’ombra, ecco servita la leggenda popolare che vuole che l’artefice del portone sia in realtà l’inquilino principale dell’inferno. Poiché una leggenda tira l’altra, il Satanasso cornuto fu ispirazione per nuove storie gotiche.

Pare dunque che negli anni ’90 del Settecento qui si sia data una festa, nella quale sarebbe stata pugnalata una danzatrice di nome Emma Cochet, oppure Vera Hertz (le leggende non concordano sempre tra loro!). Altro episodio di fantasia legato a quegli anni è la nota vicenda dello scheletro nel muro: pare che nell’epoca napoleonica un ufficiale francese, tale Melchiorre Du Perril, abbia soggiornato a palazzo Truchi, dove scomparve. Pare avesse con sé dei documenti molto importanti. Venne ritrovato anni dopo durante dei lavori di ristrutturazione dell’edificio: era stato murato vivo, e il suo scheletro aveva ancora brandelli di uniforme. Ma di lui non c’è alcuna traccia in archivio.
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