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«Mi ha preso il telefono, che dovevo fare?» Pugni, poi l’ha finito con un’asse di legno

ProcuraTorino

La Procura di Torino (foto tratta dal sito ufficiale)

È morto senza avere avuto il tempo di provare a difendersi, Augusto Bernardi, travolto dalla furia dell’assassino che lo colpì alla testa più volte, con i pugni e probabilmente con un asse di legno. Francesco Lo Manto, vent’anni, lo avrebbe ucciso in pochi minuti, subito dopo averlo incontrato, massacrandolo di botte e finendolo con una tavola di legno ritrovata sul marciapiede. È la ricostruzione dell’omicidio avvenuto nella notte tra sabato e domenica in via Villar 34 che emerge dall’autopsia, eseguita ieri dal medico legale Roberto Testi su ordine della pm Patrizia Gambardella, e dal racconto di alcuni testimoni sentiti dalla polizia.

La vittima, Augusto Bernardi, non si è difesa: lo conferma l’assenza di segni sul cadavere. Non è chiaro dove l’assassino abbia preso il pezzo di legno. Lui sostiene di averlo trovato sul marciapiede. Il ventenne, ristretto in carcere, al suo avvocato Francesco Rotella ha detto: «Non ho picchiato quell’uomo col pezzo di legno. L’ho preso in mano ma l’ho battuto solo per terra. L’ho picchiato perché voleva rubarmi il pacchetto di sigarette e pensavo che avesse preso il mio cellulare».

«Ero strafatto di crack», ha ammesso Lo Manto, che oggi presenzierà all’udienza di convalida. «Stavo fumando sul balcone - ha detto il giovane dopo essere stato arrestato - quando un uomo che passeggiava per strada mi ha chiesto se avevo da fumare. Sono sceso e gli ho dato qualche sigaretta, ma lui ha cercato di prendermi il pacchetto». Da lì sarebbe esplosa la furia di Lo Manto, che ha un passato di furti e uso di droghe pesanti, e un padre in carcere (per rapine) che aveva avuto analoghi problemi con gli stupefacenti.

Quando gli agenti del commissariato Madonna di Campagna sono intervenuti per fermare Lo Manto, quasi all’alba di domenica, e gli hanno chiesto se si era reso conto di cosa aveva fatto, lui ha risposto: «Mi ha rubato il cellulare, voi cosa avreste fatto al posto mio?». Dopo qualche ora, il giovane è crollato e ha detto: «Sono pentito, non avrei mai voluto ucciderlo. Sono disperato».

«Bernardi non era un criminale, era in fondo un buono che ogni tanto sbottava perché aveva problemi psichiatrici di tipo borderline» racconta l’avvocata che seguiva la vittima dal 2005, Tiziana Squizzato. «Era in cura da decenni - precisa la legale - mi ha telefonato due giorni prima dell’omicidio, ma non so perché, non sono riuscita a rispondere alla chiamata. A giugno lo avevano convinto a vendere la sua casa per soli 15mila euro. Avevo contattato l’agenzia immobiliare per bloccare l’affare, che era al limite del raggiro. Per Bernardi, a causa dei suoi gravi problemi psichiatrici, era stata instradata l’amministrazione di sostegno».
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