Falle che si aprono a “macchia di leopardo” in tubature vecchie anche di cent’anni, spesso causate da problemi di pressione e manutenzione delle arterie che trasportano l’acqua. Ma anche la metà del territorio regionale, collinare o montano, difficile da raggiungere con interventi straordinari: per cui una vera programmazione, in alcuni casi, non c’è mai stata. Queste le principali ragioni di una dispersione idrica che se in Piemonte si attesta al 33% ed è arrivata fino al 34,8% nel Torinese, supera il 60% nelle terre più alte.
Un litro d’acqua su tre, insomma, viene letteralmente sprecato percorrendo acquedotti colabrodo per cui, specie in alcune province, l’ordinaria gestione non basta più. E, oggi, nemmeno le riserve idriche, se si calcola che dall’inizio della scorsa primavera sono state già più di 2mila le autobotti arrivate in soccorso delle aree più difficili da rifornire. La Regione, infatti, calcola che circa un terzo dei Comuni ha emesso o potrebbe emettere una ordinanza restrittiva sull’utilizzo delle risorse idriche.
Se con la richiesta di stato di emergenza per la siccità il Piemonte aveva già previsto oltre 121 milioni di euro per interventi urgenti e necessari, la cifra ora arriva a sfiorare 500 milioni di euro. Praticamente la portata degli investimenti previsti da qui al 2026 dalla Regione per quello che viene definito il “Piano Marshall” dell’acqua e potrà contare anche sui fondi europei oltre al Pnrr arrivando a sfiorare il miliardo.
«Ma gli stanziamenti, almeno, potrebbero non bastare per arrivare a sistemare la rete idrica dappertutto: noi abbiamo fatto una ipotesi di investimento di 330 milioni fino al 2026 per arrivare ad ottenere 50 milioni» spiega il presidente della Smat, Paolo Romano, calcolando una dispersione idrica di circa il 24% nella sola città di Torino dove, comunque, le riserve non sono infinite. «Non è detto che fra due settimane non debbano intervenire le autobotti anche da noi, ma per ora resistiamo».
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Quello della provincia gestito dall’Autorità d’ambito è un quadro complesso. «Parliamo di una rete di di 10.764 chilometri e, anche se lo stato delle opere risulta buono, servono interventi piuttosto consistenti in diverse aree derivanti dalla vecchiaia» ha spiegato Loredana Devietti, sindaca di Cirié e presidente dell’Ato. «Nel 2020 sono stati realizzati 20,3 chilometri di nuove condotte e sono stati risanati tratti di reti di acquedotto per 40 km». Senza considerare oltre 6.137 interventi di riparazione sulle reti di distribuzione principali e 1.380 sulle condotte di allaccio.
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