l'editoriale
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03 Novembre 2022 - 07:21
Pensava di non poter essere arrestato. E invece dietro le sbarre ci è finito ma neanche questo l’ha convinto a riflettere sui propri errori. Al contrario, nel giro di pochi giorni è diventato tra i detenuti più “attivi” nel mettere a ferro e fuoco il carcere minorile di Torino.
Bilal dovrebbe avere 14 anni, anche se lui sostiene siano 12. Un paio di settimane fa la sua storia era finita su quotidiani e televisioni: dopo la rocambolesca fuga dall’Africa, viveva a Milano dove era diventato un rapinatore seriale, talmente sicuro della propria impunità da farsi intervistare dai giornalisti e mostrare loro il bottino della sua ultima aggressione. Poche ore dopo quell’intervista però gli esami clinici hanno evidenziato la sua vera età, lui è stato arrestato ed è finito al Ferrante Aporti di Torino. Ma non ha perso la sua smania di protagonismo.
La polizia penitenziaria ieri ha denunciato «tre giorni di vero inferno al carcere minorile» con tanto di incendi e rivolte. Bilal è stato tra coloro che hanno distrutto una cella rendendola inservibile all’uso. Poi, nel pomeriggio del 31 ottobre, molti detenuti hanno scavalcato una rete di recinzione interna per recuperare pacchi lanciati dall’esterno. All’interno, probabilmente, si celava della droga. In tarda serata hanno appiccato un incendio che ha causato una lieve intossicazione a due agenti intervenuti per domare le fiamme.
«L’istituto è in “balia” dei detenuti» denunciano, con un comunicato unitario, i sindacati Osapp, Uil Pa Pp, Sinappe, Fns Cisl, Fsa Cnpp, Cgil Fp Pp. «Una situazione davvero grave e difficile che sta mettendo a dura prova l’esiguo personale di polizia penitenziaria che non ce la fa più, tra turni massacranti e un vero e proprio bollettino di guerra, con 4 agenti feriti. Un vero e proprio girone dantesco». Nel mirino dei sindacati c’è anche la «gestione di un direttore la cui sede effettiva è a oltre mille chilometri di distanza, a Bari, con seri problemi per chi deve affrontare la quotidianità e ha bisogno di direttive immediate a fronte anche di numerosi detenuti facinorosi».
In un recente incontro con il dirigente del Centro giustizia minorile, i sindacati hanno richiesto di incrementare «con assoluta urgenza» l’organico di polizia penitenziaria di almeno dieci unità pena «il caos più totale dell’istituto». Una richiesta per ora rimasta inascoltata e così adesso gli stessi sindacati si rivolgono «a tutte le autorità a qualsiasi livello» chiedendo «di intervenire per quanto di rispettiva competenza in considerazione della drammatica situazione in cui è precipitato l’istituto minorile Ferrante Aporti. Il Capo del dipartimento Giustizia minorile e il ministro Carlo Nordio se ci sono battano un colpo e inviino da subito un congruo numero di personale prima che accada l’irreparabile».
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