Vestito firmato, con il cappuccio in testa, un orecchino con un brillante (e un profumo di dopobarba) ha seguito una studentessa sul bus. A bordo l’ha toccata. Poi, quando lei è scesa davanti all
’ospedale Mauriziano, dove stava per entrare per il tirocinio, l’ha seguita, fin dentro al cancello, per cercare - secondo l’accusa - di molestarla sessualmente. La ragazza si è salvata da una potenziale aggressione soltanto perché in quel momento, una oss che stava prendendo servizio in ospedale per il turno del mattino, l’ha vista e ha affrontato l’aggressore, con un coraggio che non pensava di avere.
«Vattene, fuori di qui», gli ha detto, mentre accorreva un medico. Tutti hanno cercato di cacciare il molestatore, ma lui - dicono molti testimoni - restava fermo, a fissare la studentessa. L’incubo, per la tirocinante e i sanitari dell’ospedale, è finito quando sono accorsi i carabinieri del nucleo radiomobile, che hanno ammanettato l’uomo con fatica perché ha cercato di avventarsi contro i militari. Alla fine l’aggressore è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice dopo la convalida dell’arresto - finito sulla scrivania della
pm Antonella Barbera - ha riqualificato il reato in molestie.
L’arrestato, difeso dall’
avvocato Giuseppe Lopedote, resta in carcere. Si tratta di un nigeriano, con permesso di soggiorno, di 23 anni, con precedenti e una condanna alle spalle per violenza sessuale. Dopo il fermo, in un primo momento, gli investigatori hanno ipotizzato che potesse essere il
presunto stupratore del campus Borsellino. Ma dopo alcune verifiche, il dubbio è stato fugato. Si tratterebbe di un secondo presunto molestatore sessuale. Forse, raccontano dei testimoni, aveva dei complici. Perché è stato visto con altri due giovani africani, che avrebbero stazionato, fuori dal
Mauriziano, mentre lui stava seguendo e importunando la studentessa.
Il fatto è accaduto tra le sei e le sette del mattino del 10 novembre. Il 23enne ha seguito una ventenne, studentessa e tirocinante al
Mauriziano, sul bus numero 14. A bordo l’ha toccata, prima al volto. Quando lei, sotto choc, ha cambiato posto, e si è seduta davanti, per stare più vicina al conducente, l’uomo si è avvicinato di nuovo, mettendosi al suo fianco, per molestarla. Quando la giovane, disperata e sempre più spaventata, è scesa dal bus - davanti all’ospedale, su
corso Re Umberto - il presunto maniaco l’ha seguita. Deciso, senza farsi problemi a varcare il cancello sul corso che può essere oltrepassato soltanto dagli addetti ai lavori: medici, infermieri e oss.
Erano quasi le sette. Il giovane ha continuato a stare dietro alla ragazza e non è fuggito nemmeno quando una oss è intervenuta per aiutare la tirocinante, tirando fuori un coraggio da leonessa - che le è venuto, come racconta chi la conosce, perché quella studentessa avrebbe potuto essere sua figlia. La oss si è piazzata tra la fanciulla e l’aggressore guardandolo negli occhi e urlando: «Vattene, fuori di qui». È accorso poi un medico: «Te ne devi andare, cammina». Le urla e il piccolo capannello di testimoni che si è formato nel cortile dell’ospedale e sul marciapiede non hanno messo in fuga il “maniaco”. Più di un testimone dice che «stava a guardare, fissando la ragazza».
La violenza del 24enne è però esplosa quando sono arrivati i carabinieri per arrestarlo. Un militare è rimasto ferito con una prognosi di otto giorni. Il giovane ha iniziato a tirare calci e pugni contro i carabinieri, poi si è aggrappato alla ringhiera del cancello per tirare calci più forte. Nemmeno il
Taser è bastato a contenerlo, sono servite tre pattuglie. Quasi come per sfidarli, prima di essere fermato - racconta chi ha osservato la scena - l’aggressore ha fissato a lungo anche i carabinieri, «tenendo le mani in tasca e facendo credere ai militari di avere un’arma», recita il verbale.
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Anche dopo essere stato ammanettato, con difficoltà, il 24enne ha provato, sull’auto di servizio, a tirare testate e calci ai militari. Sbraitava e inveiva, in italiano. La tirocinante del
Mauriziano è stata medicata in stato di choc. Ieri si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto. Il giudice, accogliendo un’istanza difensiva, ha sostenuto che non si trattasse di violenza sessuale, ma di molestie. Siccome l’arrestato risponde anche di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, l’arresto è stato convalidato e gli è stata imposta la misura di custodia cautelare del carcere