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LA PROTESTA

Tre miliardi alla sanità privata per le cure negate dal pubblico

In Piemonte quasi una prestazione su due viene richiesta a pagamento. E il 27 maggio scendono in piazza medici, infermieri e operatori sociosanitari per difendere la sanità pubblica

Tre miliardi alla sanità privata per le cure negate dal pubblico

In cinque anni la spesa per visite, esami, prestazioni mediche e operazioni richieste alla sanità privata dai cittadini del Piemonte è cresciuta di un quinto: passando da 2,1 a 2,9 miliardi di euro. Il più significativo “campanello d’allarme” che, a meno di dieci giorni dalla mobilitazione generale annunciata a inizio aprile, fanno risuonare sindacati, associazioni e sigle afferenti al Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure, pronto a scendere in piazza il 27 maggio per «una grande manifestazione in difesa del sistema sanitario pubblico» e «per denunciare la politica sanitaria attuata dalla Regione».

A partire dagli oltre 2mila posti letto tagliati negli ospedali, come denunciavamo soltanto ieri da queste colonne, oltre al taglio dei posti letto, al blocco del “turn over” degli operatori sanitari ma, sopratutto, «per la mancanza di una politica dei servizi territoriali adeguata». Problemi che si legano a doppio nodo con quello delle liste d’attesa che, nelle scorse settimane, avrebbero cominciato a rallentare anche le prestazioni di chi è stato chiamato a sopperire delle carenze pubbliche. «Si riducono le prestazioni da parte del pubblico, si allungano le liste d’attesa e chi può si rivolge al privato» sintetizzano dal Comitato, a cui è già noto come già un piemontese su dieci riesca a garantirsi visite e cure solo grazie alla sottoscrizione di una polizza sanitaria, a fronte di un aggravio di spesa che per la collettività si stima in oltre 600 euro al mese “pro capite”, secondo quanto calcolato dall’Agenas sul 2022.

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Le ragioni sono molteplici. A partire da quelle “sociodemografiche” che fanno aumentare la spesa privata, l’aumento dell'età anagrafica della popolazione in gran parte superiore ai 65 anni. Senza dimenticare redditi e pensioni medie per cui le famiglie con spesa mensile sopra 3.600 euro, circa il 20% del totale, spendono oltre quattro volte di più delle famiglie con una spesa inferiore a 1.300 euro al mese. In Piemonte, inoltre, il 45% delle visite specialistiche viene fatto a pagamento: 36% privato puro, 9% tramite assicurazioni, 27% gratuite, 28% con il pagamento del “ticket”. Sempre in Piemonte, poi, il 24% degli accessi diagnostici è già a pagamento: 16% privato puro, 8% spesa assicurativa; 35% tramite prestazioni gratuite e 41% con “ticket”. Le prestazioni più richieste sono quelle meno procrastinabili, come le visite ginecologiche e le ecografie, mentre il tasso di accesso a visite specialistiche è del 48% contro un 41,5% di richieste diagnostiche.

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