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All'Arena Piemonte
20 Maggio 2023 - 14:58
La ministra Eugenia Roccella contestata al Salone del libro, la presentazione del suo libro bloccata e la Digos a identificare i manifestanti, fino a che la ministra è stata costretta ad andarsene. Scene da altri tempi e dure polemiche politiche nello stand dell’Arena Piemonte, dove la ministra della Famiglia doveva presentare il suo libro “Una famiglia radicale” (Rubettino Editore), quando è esplosa la contestazione da parte delle attiviste di Extinction Rebellion e di “Non una di meno”. “Fuori lo stato dalle mie mutande”, “Sul mio corpo decido io” sono stati gli slogan.
A quel punto Roccella ha invitato uno dei giovani sul palco per spiegare i motivi della protesta e ha chiesto alla polizia di non allontanare nessuno «Non potrei accettarlo - ha detto - perché io ho un passato in cui venivo portata via ai sit-in e non voglio che questo succeda». Dopo l’intervento dal palco dell’attivista, la ministra ha risposto: «Volevo un dialogo, tu hai fatto solo un intervento». Poi si è rivolta agli altri manifestanti che hanno interrotto l’evento: «Lottate contro l’utero in affitto insieme a noi - ha detto la ministra - contro la mercificazione del corpo delle donne, lottate contro un mercato razzista dove i figli delle donne nere costano meno di quelle bianche». A quel punto, la situazione è andata del tutto fuori controllo. Alcuni spettatori hanno fischiato i manifestanti chiedendo che l’incontro riprendesse. Inutilmente.
LE REAZIONI DEL GOVERNATORE CIRIO E DEL MINISTRO SANGIULIANO
«Il Salone del Libro deve essere il luogo del dialogo e del confronto civile sulle idee, non delle urla e della contestazione. È un luogo libero e plurale in cui tutti hanno diritto di parola. Per chi non condivide questo principio alla base della democrazia e il rispetto delle idee altrui, il Salone del Libro non è il posto giusto e non potrà mai esserlo». Così il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, alla contestazione che ha bloccato la presentazione del libro della ministra Eugenia Roccella nello spazio dell'arena Piemonte. «Quello che è successo è molto grave e non deve più accadere. L'organizzazione deve garantire che chiunque al Salone possa parlare ed esprimere democraticamente le proprie idee. Perché il Salone del libro è di tutti e ciò che è accaduto è inaccettabile». «È inaccettabile e gravissimo quanto avvenuto al Salone del Libro di Torino nei confronti del ministro Eugenia Roccella. Non permettere a un autore, chiunque esso sia, di poter presentare liberamente il suo libro ed esprimere il proprio pensiero perché bloccato da un gruppo di violenti, è un atto antidemocratico e illiberale, nonché un precedente pericoloso per il libero dibattito» ha commentato, a stretto giro di agenzie, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
La Digos ha identificato in un primo tempo una quindicina di manifestanti - alla fine i denunciati per violenza privata saranno una ventina -, alcuni dei quali si sono sdraiati a terra, ma la cosa paradossale è che la contestazione è andata avanti con una situazione di stallo: la ministra non voleva abbandonare il palco, ma anche il pubblico è rimasto al suo posto, così come la Digos e gli attivisti stessi. In sala è arrivato anche l’assessore regionale al Welfare Maurizio Marrone, manco a dirlo bersagliato a sua volta dagli attivisti. «Doveva essere la presentazione di un libro e si è trasformata in una manifestazione di prevaricazione, violenza e negazione del libero pensiero. Chi nega la presentazione di un libro credo appartenga più alla cultura di chi i libri li bruciava piuttosto che leggerli. Questa è una pagina buia della storia del Salone del Libro. Un evento di cui mi auguro la direzione artistica si assuma la responsabilità».
Poi è arrivato trafelato Lagioia, dopo il disappunto della ministra: «Mi dicono “lo stiamo cercando”, non è possibile che non sia presente nella rassegna che dirige» ha detto. Il direttore del Salone ha invitato al dialogo le parti «perché così si fa in democrazia», invitando i manifestanti a mandare un delegato a dialogare con la ministra, ma inutilmente.
«Vergogna, come fai a dire che è una manifestazione pacifica?» avrebbe detto a Lagioia la parlamentare di Fdi Augusta Montaruli. Per poi aggiungere ai cronisti: «Il direttore ha difficoltà con chi non la pensa come lui. Quando se ne andrà, faremo rulli di tamburi». Il direttore, per parte sua, ha ricordato che «finché non sono violente, le proteste sono legittime. L’evento? Nel programma della Regione, non del Salone». Fatto sta, che a Marrone non basta: «Il direttore ha proposto una mediazione, che già era stata avanzata, di fronte al rifiuto non ha avuto parole di condanna per quanto avvenuto e questo per noi è molto grave. Speriamo che nel Salone del futuro non debba più accadere».
In sua difesa, il segretario regionale del Pd, Domenico Rossi: «È inaccettabile che si attacchi il direttore Lagioia, a cui va la nostra solidarietà - prosegue Rossi -. Piuttosto Cirio si interroghi sulle continue provocazioni di Marrone e degli esponenti di Fratelli di Italia che strumentalizzano da anni le istituzioni per portare avanti battaglie ideologiche, nel silenzio degli alleati».
IL POST DI LAGIOIA
(ha collaborato Sara Sonnessa)
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