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LA FESTA AL LINGOTTO

Stavolta è tutto vero, Salone da record: 215mila visitatori

Affari importanti anche per gli editori che segnalano aumenti fino al 70% nella vendita dei libri

Stavolta è tutto vero, Salone da record: 215mila visitatori

Una giornata iniziata pericolosamente, ossia con una autentica rissa a distanza televisiva sull’asse Roccella-Lagioia-Montaruli, ma finita con festa e abbracci e quel numero scritto bello grande alle spalle del palco della Sala Oro: 215mila. Tanti sono stati i lettori e le lettrici che hanno affollato gli stand del Lingotto, 62mila nella sola giornata di sabato. E Lagioia, citando Aldo Busi, può anche liquidare come «noia» attacchi e lite e dichiarare «preferisco molte polemiche e il successo, che zero polemiche e niente successo».

Botta e risposta
Era partita ad alta tensione la giornata di ieri, come detto. Con Nicola Lagioia a toccarla piano in televisione, a Rai3 Agora: «Non è un bell’esempio che sul palco con una ministra ci sia una pregiudicata». Destinataria, la parlamentare di Fdi Augusta Montaruli che, sabato, aveva urlato «Sei vergognoso» a Lagioia. «Una che dice "con tutti i soldi che prendi" è stata condannata in via definitiva per peculato» è la chiosa di Nicola Lagioia.
Poco prima era stata la ministra Roccella a tornare in argomento, ovviamente in televisione: «A me non dà fastidio il dissenso ma la libertà di parola è un elemento fondamentale della democrazia. Io ho detto a Nicola Lagioia che lui avrebbe dovuto dire con chiarezza a quelli che contestavano: "voi non potete impedirle di parlare". Se non ci sono state aggressioni è anche perché c'era la polizia. Io comunque ho chiesto che non venissero portate via le ragazze che si stavano sdraiando per terra. Le contestazioni sono legittime, non far parlare una persona è cosa diversa. Quello che si voleva era non farmi parlare in quello che dovrebbe essere il tempio della libertà di espressione». Riferimento alla mediazione tentata dal direttore del Salone, troppo morbida secondo gli accusatori. «Io non sono il servizio d'ordine del Salone e non sono la polizia. Nel momento in cui c'è una ministra che è anti abortista io capisco che le donne si sentano minacciate». Il Salone, per parte sua, aveva diffuso una nota stampa in cui si faceva quadrato, letteralmente, attorno a Lagioia: «Chi attacca un membro della direzione, attacca tutta l’istituzione». Riferimento alle polemiche politiche o a certi “mal di pancia” emersi nel backstage, fra gelosie di chi non è stato scelto o chi si sente politicamente emarginato?

LA DISCUSSIONE IN CONSIGLIO COMUNALE

Per Giovanni Crosetto, capogruppo di Fid in Comune, «quest’anno il Salone del Libro ha avuto una chiara connotazione politica in quanto il direttore Lagioia ha deciso di giustificare ciò che è successo e cioè l’impossibilità, tramite violenza, di manifestare liberamente il proprio pensiero». Il vice capogruppo di Forza Italia, Domenico Garcea, giudica la contestazione «un fatto gravissimo senza precedenti» e invita la ministra a tornare a Torino per presentare il suo libro «magari proprio in Sala Rossa durante un Consiglio aperto sul tema». Per Giuseppe Catizione (Lega) «è opportuno ribadire che la libertà di parola deve essere un punto fermo di questo Paese e dispiace che la contestazione metta in secondo piano la rilevanza di una manifestazione di livello internazionale». A invitare ad «abbassare i toni» il capogruppo di Torino Bellissima, Paolo Damilano. Insomma, la Sala Rossa si spacca sul caso della contestazione alla ministra Eugenia Roccella: «La ministra aveva tutto il diritto di presentare il proprio libro» osserva la capogruppo Pd Nadia Conticelli sottolineando però che «qualche fischio e contestazione hanno accolto nel tempo più di un personaggio e in nessun caso si è proceduto a denunce o si sono alzati i toni come ha fatto in questa occasione il governo di centrodestra che gioca in difesa sul tema dei duetti e alza l’asticella della tensione». «Il Salone non ha e non deve avere colore politico. È da sempre un salone pluralista. Lo è nei fatti e il programma dimostra che tutte le idee hanno cittadinanza e devono continuare ad averla e a noi, come rappresentanti delle istituzioni prima ancora che di una parte politica, compete farci garanti che questo possa continuare, perché questa è l’essenza stessa del Salone - ha detto, nelle sue comunicazioni il sindaco Stefano Lo Russo -. Il Salone non ha e non deve avere colore politico, a prescindere da chi in quel momento è chiamato a rappresentare l’istituzione che ne collabora alla riuscita. Non c’è e non ci deve mai essere la volontà di appropriarsene».

La festa
Fatto sta, che sul palco Silvio Viale e Giulio Biino, presidente del Circolo dei lettori, si scambiano grandi strette di mano e sorrisi e tutti insieme ringraziano Nicola Lagioia, salutato da un videomessaggio di tutti i componenti della squadra - fa effetto vedere Marco Pautasso, anima del Salone Off, danzare e sussurrare «We love you» -, confermata al gran completo.

«Un incidente»
E le polemiche, comprese quelle mattutine? Assenti il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo - c’era però Chiara Appendino - la responsabilità istituzionale spetta alle assessore Rosanna Purchia e Vittoria Poggio. Ed è quest’ultima - che per inciso, per parte politica, dovrebbe essere solidale con la ministra e anche l’onorevole Montaruli - a dire che: «quanto accaduto sabato è stato solo un incidente. Vigileremo perché non abbia a ripetersi». Conoscendo la storia del Salone, meglio non contarci troppo.

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