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L'ESPERTO

Boom di allergie: ecco perché peggiorano dopo i temporali

Intervista alla dirigente del centro di Epidemiologia Ambientale

Allergie

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Occhi gonfi, naso che cola e tosse. Il periodo delle allergie è entrato nel vivo e si potrebbe pensare che la pioggia aiuti ad alleviarne i sintomi, ma non è così. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Cristiana Ivaldi, dirigente responsabile del centro di Epidemiologia Ambientale, struttura che si occupa del coordinamento della rete di monitoraggio pollini allergenici per l’Arpa Piemonte (Agenzia regionale per la protezione ambientale).

Dottoressa, la pioggia non dovrebbe migliorare la vita degli allergici?
«Cominciamo col dire che i pollini sono molto condizionati dai fenomeni atmosferici e meteorologici. Si registrano maggiori o minori concentrazioni in base alle precipitazioni, questo è vero. Il problema sono i temporali».

In che senso i temporali?
«La forza della pioggia che cade durante un temporale colpisce il polline che si trova depositato a terra, rompendone la struttura in granuli e facendo sì che si disperda maggiormente nell’aria. Può sembrare un paradosso, ma dopo i temporali di solito registriamo maggiori concentrazioni di allergeni nell'aria. La pioggia “normale” per così dire, a bassa intensità, invece abbatte i pollini».

Maggio è il periodo più denso di allergie?
«Dipende, in questo periodo prevalgono le graminacee, che hanno un lasso di fioritura molto lungo. Si tratta di un polline fortemente allergizzante e i soggetti colpiti sono molti in Piemonte. Per l’area di Alessandria, ad esempio, le graminacee le troviamo con il massimo delle concentrazioni tra giugno e luglio, ma possono andare avanti fino a settembre».

Che ruolo gioca lo smog nello sviluppo delle allergie?
«Ci sono alcuni studi che dimostrano che l’irritazione provocata dal particolato può avere un effetto di maggiore suscettibilità alla risposta allergica. In altre parole: l’inquinamento non aumenta di per sé il polline, ma può aumentare le reazioni nei soggetti allergici».

E il cambiamento climatico in corso sta alternando il periodo delle allergie?
«Partendo dal presupposto che il polline ha bisogno di una certa condizione climatica per svilupparsi, se si osserva un allungamento della durata di impollinazione per alcune famiglie o specie, questo può condurre a un aumento della stagione allergica. Dipende molto dalla zona. Possiamo riscontrare sia un allungamento del periodo che, a volte, delle anticipazioni».

Sono aumentati i soggetti allergici negli ultimi anni? 
«Si stima che circa il 20% della popolazione mondiale soffra si allergia. Soprattutto i bambini manifestano sempre più allergie incrociate con alcuni alimenti». 

 

 

 

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