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Il processo
01 Giugno 2023 - 06:00
I festini in centro erano a base di crack e cocaina
Per quegli incontri a base di sesso, crack e cocaina, il pm Livia Locci propone di condannarlo a sei anni e nove mesi di carcere. Il suo avvocato, però, chiede l’assoluzione: «Non era un orco cattivo».
Si avvia verso la conclusione il processo di primo grado nei confronti di un imprenditore del Chierese accusato di spaccio di stupefacenti in cambio di rapporti sessuali e, per questo, arrestato con altre 7 persone (che hanno scelto altre vie processuali). Per oltre due ore, nell’udienza di ieri, la pm ha passato in rassegna gli elementi che, secondo lei, confermano le responsabilità dell’imprenditore. A partire dalla lunga serie di messaggi a sfondo erotico che scambiava con altri uomini. “Mettigli il gi nel bicchiere” suggerisce l’imprenditore al suo convivente mentre questo è con un altro uomo. È il termine con cui avrebbe definito la droga dello stupro: «Non è credibile, come l’imputato ha provato a fare credere, che non conoscesse gli effetti di quella sostanza - scandisce Locci - Dava il suo contributo morale e materiale agli atti criminosi fornendo droga e carte di credito per comprarla». Fino al 2021, in alcuni dei palazzi più belli di Torino si sarebbero tenuti festini a base di sesso e droga, con ragazzi tossicodipendenti che si sarebbero prostituiti in cambio di sostanze stupefacenti. Una delle presunte vittime, assuntore di crack e cocaina, ha poi sporto denuncia ai carabinieri della Compagnia Oltre Dora. A processo, l’imputato si era dichiarato innocente. Secondo Giuseppe Fiore, l’avvocato che lo assiste, «i messaggi che la pubblico ministero ha elencato rientrano nella sfera del privato e non sono una prova del reato contestato. In casa del mio assistito si verificava un consumo di droga in gruppo, ma nessuna cessione. Se è stato commesso un reato, questo è frutto della sua dipendenza dalla droga».
La sentenza è attesa a luglio.
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