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L'EVENTO
24 Giugno 2023 - 09:43
Giusy Versace al festival di Mirafiori
Atleta, scrittrice, politica, conduttrice, ballerina. Sono davvero infinite le vite che Giusy Versace, acclamatissima ieri sera sul palco del Punto 13 di via Farinelli, ha già vissuto. Era lei l’ospite d’onore di AmMira festival a Mirafiori Sud, la kermesse organizzata da Aief, Fondazione per l’infanzia e l’adolescenza. Sul palco insieme a Giusy, il presidente di Aief, Tommaso Varaldo, e lo scrittore e conduttore radiofonico Luca Bianchini. Giusy Versace al suo arrivo ha stretto mani sotto un gazebo gremitissimo di fan, e firmato copie del suo libro “Con la testa e con il cuore si va ovunque”. Un testo scritto nel 2013, che oggi compie dieci anni.
Mentre tra pochi mesi, il 22 agosto, saranno passati 18 anni da quel terribile giorno del 2005, quando Giusy a seguito di un grave incidente sulla Salerno-Reggio Calabria ha perso - a soli 28 anni - entrambe le gambe. Diventata un'atleta paralimpica e dopo aver vinto un argento europeo, Giusy ora non piange più, anzi, scherza e racconta: «Mi piace dire che quest’anno divento maggiorenne. Mia madre ogni anno festeggia, dice che è un brindisi alla vita. Davvero, con le torte e le candeline. Ho imparato - rivela la Versace - che non serve a nulla piangere per ciò che non puoi cambiare, ma devi lavorare per le tante cose che si devono fare. Non ho più le mie gambe, è vero: ma ne ho un paio per ogni cosa che devo fare. Il mio primo libro è di dieci anni fa. Dovrei aggiornarlo: quel libro racconta come ho trasformato una tragedia in una nuova vita. Da lì esce la mia anima».
Giusy dopo l’incidente ha iniziato a correre con protesi in fibra di carbonio. Entrata nelle Fiamme Azzurre, proprio a Torino, il 12 maggio 2012, ai campionati italiani ha corso i 100 metri in 15"50, record europeo. Ma nelle prime pagine del libro, Giusy parla d’altro. E ripercorre il suo incidente di 18 anni fa: «Parlo della paura di morire, della sofferenza e del dolore di cui mai accenno, perché io rido e scherzo ma le mie gambe erano finite sotto un guardrail. Il dolore fisico non si può raccontare, ci ho messo anni a cercare un aggettivo. Bene, non c’è. Non ho perso i sensi quel giorno, ero lucida».
A rinascere Giusy ci è riuscita: «La differenza la facciamo noi, come reagiamo. Arrabbiarsi fa venire l’ulcera e aumenta le rughe». E poi una metafora da corridore: «La vita è un 400 ostacoli. Non è solo allenarsi per correre, bisogna saltare gli ostacoli». Poi, un accenno alla vita privata: «Non so cucinare, sono un disastro, per fortuna c’è il mio fidanzato». Ma perché ha scritto un libro? «L’ho scritto per i bambini, loro mi chiamano WonderGiusy. I bambini possono cambiare le cose. Devono sapere che se ce l’ho fatta io senza le mie due gambe, possono farcela tutti». Parola di WonderGiusy.
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