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Il processo

Alfredo Cospito al contrattacco: «Non ci sono prove che abbiamo messo noi le bombe a Fossano»

In corso l'ultima udienza del processo in cui l'anarchico è imputato per strage

Alfredo Cospito tribunale

Alfredo Cospito in collegamento dal carcere di Sassari

«Non c'è nessuna prova che abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano».

Così Alfredo Cospito, in video collegamento dal carcere di Sassari, parla per la prima volta dell'attentato alla caserma dei carabinieri di Fossano, per cui lui e Anna Beniamino sono imputati. Una rivendicazione al contrario, che arriva nel momento in cui la Corte d'Assise d'Appello è chiamata a decidere (per la seconda volta) sui fatti del 2 giugno 2006.

Questo processo "bis", infatti, parte dall'inchiesta Scripta manent sull'organizzazione terroristica Fai-Fri: all'interno sono compresi attacchi incendiari e pacchi bomba inviati fra il 2005 e il 2012. Ma ora la discussione si concentra sull'attentato alla scuola allievi, per cui è necessario un ricalcolo della pena: la Corte di Cassazione ha riqualificato il reato in strage politica, aprendo la possibilità alle attenuanti e quindi a una riduzione della condanna dall'ergastolo a una pena tra i 20 e i 24 anni.

«Nulla di nuovo, resta la volontà di far male a più persone possibili e compiere una strage - hanno ribadito in aula il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, e il sostituto procuratore Paolo Scafi - Era un'azione mirata e rivendicata all'interno di una strategia e di un'ideologia di Cospito, che teorizza la distruzione del "servi dello Stato". Tanto da parlare di "10, 100, 1000 Nassirya". Non c'entra nulla il fatto che i bulloni esplosi non abbiano incrociato e ucciso nessuno: bisogna ringraziare la dabbenaggine la superficialità dei carabinieri, che si sono limitati a spazzare i detriti. Altrimenti avremmo contato i morti».

Per questo la Procura ha confermato la richiesta dell'ergastolo per Cospito e di 27 anni e 1 mese per Beniamino, collegata dal carcere di Rebibbia, a Roma.

Replica Flavio Rossi albertini, legale del leader anarchico: «Non si capisce perché la procura generale voglia applicare una pena così esemplare». Poi, rivolgendosi ai giudici popolari, l'avvocato ha aggiunto: «Abbiamo parlato della strage di Bologna, voi avete un senso di proporzionalità e giustizia. In processi come questi è importante che i cittadini valutino quanto è accaduto a Fossano».

Infine, prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio per la sentenza, Cospito ha parlato per rilasciare dichiarazioni spontanee. Prima ha negato ogni responsabilità sull'attentato del 2006, salvo essere "stoppato" dalla giudice Alessandra Bassi: «Qui non si discute la responsabilità sua e di Beniamino, che ormai è accertata. Qui si discute della rideterminazione della pena a seguito della pronuncia della Cassazione». Allora l'imputato ha spostato il discorso: «Non ci sono certezze che l'ordigno volesse uccidere e mi si vuole condannare per strage politica? Non è stata riconosciuta neanche per la strage di Bologna. Questo rende evidenti l'accanimento e le stranezze nei nostri confronti, come dimostra questo ennesimo processo alle idee. In vent'anni di attentati delle varie sigle anarchiche non c'è stato mai un morto o un ferito: erano tutte azioni dimostrative che volevano attirare l'attenzione su leggi liberticide. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, non siamo lo Stato».

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