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La sentenza
26 Giugno 2023 - 19:08
Alfredo Cospito esulta in collegamento dal carcere di Sassari
«In parziale riforma della precedente sentenza, riconosciute la circostanza attenuante e ritenuta prevalente sulla recidiva, ridetermina la pena inflitta ad Alfredo Cospito in 23 anni di reclusione e ad Anna Beniamino in 17 anni e 9 mesi di reclusione».
Così, dopo quattro ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise d’Appello ha deciso (per la seconda volta) sui fatti del 2 giugno 2006. Quando due ordigni sono esplosi davanti alla caserma dei carabinieri di Fossano, per cui Cospito e Anna Beniamino erano imputati per strage.
Questo processo “bis”, infatti, parte dall’inchiesta Scripta manent sul Fai-Fri, organizzazione terroristica responsabile di attacchi incendiari e pacchi bomba inviati fra il 2005 e il 2012. Ma oggi la discussione si é concentrata sull’attentato alla scuola allievi di Fossano, per cui era necessario un ricalcolo della pena: la Corte di Cassazione ha riqualificato il reato in strage politica, aprendo la possibilità alle attenuanti e quindi a una riduzione della pena per i due imputati.
La Procura aveva confermato la richiesta della condanna all’ergastolo per Cospito e di 27 anni e 1 mese per Beniamino, collegata dal carcere di Rebibbia, a Roma.
Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio per la sentenza, Cospito ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Prima ha negato ogni responsabilità sull’attentato del 2006, poi ha spostato il discorso: «Non ci sono certezze che l’ordigno volesse uccidere e mi si vuole condannare per strage politica? Non è stata riconosciuta neanche per la strage di Bologna. Questo rende evidenti l’accanimento e le stranezze nei nostri confronti, come dimostra questo ennesimo processo alle idee. In vent’anni di attentati delle varie sigle anarchiche non c’è stato mai un morto o un ferito: erano tutte azioni dimostrative che volevano attirare l’attenzione su leggi liberticide. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, non siamo lo Stato».
Dopo la lettura della sentenza, il procuratore Saluzzo ha scelto di non rilasciare dichiarazioni. Soddisfatto l’avvocato Rossi Albertini: «La Corte ha ritenuto di emettere una sentenza più equilibrata e in linea con quanto previsto già dalla Corte costituzionale: 23 anni sono tanti ma tutto sommato è un buon risultato». Aggiunge Gian Luca Vitale, che assiste Beniamino: «Credo che questo processo sia stato ricondotto in un minimo di ragionevolezza, sarebbe stato abnorme non riconoscere le circostanze attenuanti».
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