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Il processo

«Se mi trovate morto, è stata mia moglie». Ma la vedova viene assolta in tribunale

Ettore Treglia aveva accusato la donna con un messaggio inviato all'amante prima di morire

Ettore Treglia

Ettore Treglia, trovato morto il 5 aprile 2021

«Se mi trovate morto, è stata mia moglie» aveva scritto Ettore Treglia in un messaggio WhatsApp. Così, quando il 50enne torinese è morto davvero, sua moglie Gaia Prencipe è finita a processo per omicidio. Ma la Corte d’Assise del Tribunale di Torino ha assolto la donna perché «il fatto non sussiste».
Si è concluso così il processo ai danni della torinese, poco più di due anni dopo la scomparsa di Treglia, trovato morto il 5 aprile 2021.

Dei segni sospetti sul collo e la testimonianza dell’amante di Treglia, che aveva raccontato di quel messaggio, avevano indotto il pm Paolo Cappelli ad aprire un’inchiesta per omicidio. E sul banco degli imputati c’è finita la moglie. Anche perché il movente del delitto, per l’accusa, era chiaro: la gelosia della donna nei confronti dell’amante, che Treglia avrebbe scelto come compagna di vita. Tanto da volersi trasferire da lei in Puglia. E l’autopsia aveva accertato lesioni trauamtiche al torace e un possibile strozzamento.

Per questo la Procura aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Ma Prencipe, difesa dagli avvocati Alberto De Sanctis e Fosca Grosso, ha sempre respinto ogni accusa. Infatti i suoi legali ne hanno chiesto l’assoluzione a fronte della morte naturale dell’uomo, la cui salute era minata da una malattia e dall’abuso di alcol. Alla fine la Corte ha dato ragione alla difesa e ha assolto la vedova.

 «I giudici hanno svolto un approfondimento scrupoloso, con una perizia che ha concluso come la morte naturale fosse probabile - sottolinea l’avvocato De Sanctis - Poi, in dibattimento, è emerso come Treglia usasse spesso un linguaggio iperbolico quando mandava quei messaggi».

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