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I rischi della manovra del governo

Tasse sugli extraprofitti, ecco perché a pagare sono i risparmiatori

Paura per i nuovi mutui e le strette ai finanziamenti. Tasso variabile: stangata da 2.500 euro in un anno per le famiglie

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Il Governo stanga le banche - e i titoli cadono in Borsa - ma a pagare lo scotto potrebbero essere i risparmiatori, con strette degli istituti finanziari alle linee di credito e nuovi aumenti per i mutui. Vediamo perché.

Cos'è la nuova tassa

Intanto, vediamo che cos'è la nuova tassa introdotta dal Governo con il decreto Omnibus: si tratta di una misura una tantum per andare a tassare, nella misura del 40%, gli extraprofitti maturati dalle banche italiane. Per "extraprofitti" si intendono guadagni che la banca incassa in più con l'aumento dei tassi di interesse. In pratica il calcolo è fatto sul margine di interesse, ovvero sulla differenza tra interessi attivi e interessi passivi. Gli interessi attivi sono quelli che la banca incassa come guadagno per aver concesso prestiti o mutui (in linea con i tassi Bce). Gli interessi passivi sono quelli che la banca stessa deve pagare alla clientela, sui conti correnti (oggi quasi a zero) o sui conti deposito. In poco più di un anno, ossia da quando la BCE (la banca centrale europea) a luglio 2022 annunciò il primo rialzo, i tassi di interesse sono stati aumentati di 400 punti base, ossia di 4 punti percentuali, con una velocità mai vista nella storia dell'euro. Nel periodo preso in esame, le banche hanno guadagnato in totale la somma di 45,5 miliardi di euro.

Cosa succederà adesso?

Spieghiamo intanto che, per il momento, i gruppi bancari sono stati colti di sorpresa e, crollo in Borsa a parte con 9 miliardi bruciati in una sola giornata (ma nella mattinata di mercoledì si segnalava già una ripresa), non hanno ancora diffuso previsioni e analisi sugli scenari d'autunno: molto dipenderà da quanto perdurerà il calo azionario e come questo si ripercuoterà sulla fiducia degli investitori stranieri. Una prima stima è quella di una riduzione del 12% degli utili, con possibili ripercussioni sui dividendi degli azionisti - che a volte sono altre banche o soggetti finanziari, ergo effetto domino - e anche sulle strategie di investimento. Come già successo con la crisi dei mutui, anni fa, il rischio maggiore è il cosiddetto "credit crunch", ossia la stretta creditizia. Lo spiega bene Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Societé Generale ed ex membro del board Bce: «Le banche per erogare hanno bisogno di capitale, che si genera con gli utili. Se questi ultimi li riduciamo tassandoli, si ridurranno anche i prestiti. È una misura che avrà un impatto negativo sulla crescita economica».

I rischi per i mutui

C'è la possibilità che le banche decidano di scaricare i costi aggiuntivi sul consumatore, quindi aumentando i costi dei mutui. Non quelli già in essere, quelli a tasso variabile, che sono legati all'andamento dell'Euribor. La possibilità di una stangata sui nuovi contratti è però reale, secondo alcuni analisti: al di là dei tassi che le banche decideranno di applicare, il rischio maggiore è legato a un ulteriore aumento dei tassi da parte della Bce.

Stangata da 2.500 euro all'anno

Ma cosa significa, in sostanza, tutto questo? Per capire è utile ascoltare Massimo Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori«Rispetto a giugno 2022, quando il Taeg era a 2,37, c'è stato quasi un raddoppio. Nel confronto, poi, con due anni prima, quando il Taeg era a 1,77, il balzo è di oltre 2,6 volte, +163%». Quindi, «considerando l'importo e la durata media di un mutuo, un rialzo dei tassi così consistente significa che la rata, per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile, cresce, rispetto a un anno fa, di 169 euro al mese. Una stangata annua pari a 2028 euro. Rispetto a due anni prima la mazzata è di 209 euro al mese, 2508 euro all'anno» conclude Dona.

Il banchiere favorevole

Nel panorama bancario, però, c'è anche chi non contesta a priori il decreto del governo. E' Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo che già nel mese di maggio, alle prime avvisaglie del provvedimento, disse così: «Auspichiamo che questi prelievi aggiuntivi, vengano utilizzati per far fronte alla maggiore emergenza sociale del Paese, quella della crescita delle disuguaglianze, adottando misure per chi si trova in maggiore difficoltà»

Misure per giovani e famiglie

E nel decreto del governo si legge in effetti che le maggiori entrate serviranno a rifinanziare il fondo mutui prima casa per gli under 36 e "per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese", misure da inserire nella Finanziaria del prossimo anno. Il Governo stima di incassare con questa tassa fra i due e i tre miliardi di euro, anche se la norma non è al momento accompagnata dalla relazione tecnica. Una cifra che coprirebbe le esigenze legate ai mutui - stando alla Fabi, le famiglie indebitate in Italia sono 6,8 milioni, il 25% del totale: di queste, 3 milioni e mezzo hanno un mutuo - ma non sufficienti per coprire anche il taglio fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef.

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