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L'inchiesta

Massimo Segre nei guai: «E’ indagato dalla Procura di Torino»

Indagine per "abusivismo bancario e finanziario”

Massimo Segre nei guai: «E’ indagato dalla Procura di Torino»

Il vaso di Pandora è stato aperto. E come sovente accade, ad accorgersi delle conseguenze, è colui che ha tolto il coperchio. Che in questo caso è Massimo Segre, noto (e potentissimo) commercialista e finanziere. Protagonista, nella fiction più bollente dell’estate di cui lui stesso ha scritto la prima puntata, nel ruolo di futuro sposo tradito e ferito. Con una vendetta servita a favor di telefonino come regalo di compleanno alla sposa liquidata platealmente davanti agli amici più cari. Segre, probabilmente, pensava che sarebbe finita lì. Ma, si sa, quando si accende il ventilatore...la direzione dell’aria diventa imprevedibile.

E così, mentre la ex ferita promette che «la verità verrà fuori», dopo aver affermato «senti da che pulpito» quando le si chiede conto dei suoi (presunti) tradimenti, spiegando poi di valutare l’ipotesi di intentare una causa, dagli spifferi delle porte lungo i corridoi della procura trapela una storia che con le corna c’entra niente, ma riguarda direttamente il protagonista dello scandalo. Massimo Segre, si è saputo ieri, è indagato in un’inchiesta della Procura di Torino per "abusivismo bancario e finanziario". Sotto la lente, la sua attività nella Directa SIM, società attiva nel trading online e quotata su Euronext Growth Milan che presiede. Directa, nel pomeriggio, ha comunicato di non essere sottoposta a indagine. Ma ha aggiunto di aver preso “atto che, da documenti notificati alla società nell'ambito di un procedimento giudiziario ancora nella fase di indagini preliminari risulta indagato, presso la Procura di Torino, il presidente, presumibilmente in relazione al ruolo apicale ricoperto".


Directa SIM, insieme ai suoi amministratori, "ha garantito piena e totale collaborazione all'Autorità Giudiziaria e alle Autorità di Vigilanza e confida che emergerà nel corso delle indagini la totale estraneità del suo presidente" e precisa che "nessun altro attuale amministratore, né alcun manager o dipendente di Directa SIM, risulta allo stato indagato".

L'indagine avrebbe preso in esame il periodo tra il 2019 e il 2022, quando Directa SIM si sarebbe di fatto comportata da banca, attuando un'ingente raccolta di risparmi, senza poterlo però fare. Decine di banche, di medio calibro, avrebbero dato in deposito a Directa SIM i risparmi dei loro clienti e la società avrebbe poi girato quei flussi di denaro ad altri istituti di credito bisognosi di liquidità. Un giro di affari quantificato in oltre 800 milioni di euro. Il guadagno sarebbe derivato dalla differenza tra gli interessi passivi e quelli attivi, e il sospetto è che ci fossero provvigioni per "segnalatori di pregio".

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