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IL FATTO
28 Agosto 2023 - 07:21
L'inchiesta sulla droga
Il primo “sballo” può arrivare anche tra undici e tredici anni. Magari portandosi dietro un grave scompenso psichiatrico. E non parliamo dello spinello di hashish o marijuana, ma di vere e proprie sperimentazioni chimiche e farmacologiche con sostanze facilmente recuperabili sul web. Ovviamente dai più grandi. Adulti perfettamente consapevoli di come, oggi, circolino tra i ragazzini delle molecole che, fino a qualche anno fa, sembravano relegate alla cosiddetta “terapia del dolore” a base di morfina. Alla portata dei più giovani, ora, in forma di oppioidi sintetici come l’ossicodone o il fentanil. Facilmente reperibili sull’Internet e senza alcuna limitazione alla vendita, dal momento che basta cambiare di un nonnulla la composizione dei legami tra gli atomi perché la sostanza, anche se intercettata dalle forze dell’ordine, non costituisca l’oggetto di alcun reato.
Le nuove sostanze
Ed è la ragione per cui «nasce almeno una sostanza “nuova” alla settimana». A spiegarlo è la psichiatra Paola Damiano, direttore della struttura complessa SerD del Dipartimento Dipendenze dell’Asl Città di Torino. In cui è attivo, già da anni, il servizio Onda che si occupa dei giovani fino a 25 anni per promuovere interventi d’informazione, prevenzione e formazione anche sulle, cosiddette, “nuove sostanze psicoattive” al centro di un vero e proprio allarme che arriva dall’ultima Relazione sulle tossicodipendenze presentata al Parlamento. Dove si legge come, negli ultimi due anni, a preoccupare sia l’incremento dei consumi nella fascia giovanile, che passano dal 18,7% al 27,9%, con una crescita al pari con i cannabinoidi sintetici». Fondamentale una puntualizzazione. «Quando si parla di sostanze psicoattive, non ci riferiamo mica a sostanze così nuove perché, magari, alcune sono state sintetizzate cinquant’anni fa, ma di sostanze sintetizzate alla velocità della luce.
Parliamo di una sostanza nuova alla settimana, che nasce in laboratori illegali dove, però, chi lo fa è un esperto e conosce quali piccole modifiche chimiche sono sufficienti a fare uscire la sostanza dalle “tabelle” del ministero dell’Interno. Rendendole, di fatto, “non illegali”». Ed è il combinato disposto del facile reperimento con le nuove modalità di consumo a rendere terrifico il quadro. «L’adolescente di oggi tende a usare sostanze diverse da quello di trent’anni fa: sono cambiati i contesti sociali ma anche i valori d’uso e le “mode”. Per quanto riguarda le sostanze la scelta delle molecole di cui si fa uso, invece, bisogna guardare la modalità di impiego: ci sono ragazzini che fanno sperimentazioni chimiche e farmacologiche molto pericolose». Mescolando magari un eccitante come la cocaina con uno psicofarmaco inibitore degli effetti della prima. Magari un sonnifero in pastiglie, facile da rendere simile al “trigger” della serata.
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E poi c’è la ricerca di «effetti sofisticati» come «l’aumento del senso di empatia alternato alla ricerca di una maggiore concentrazione». Perché, al di là della droga, ci sono la scuola o gli impegni con la famiglia da rispettare. Le diagnosi, dunque, quando arrivano sono di quelle che fanno tremare le vene e i polsi ad un genitore. «La relazione al Parlamento rispecchia in maniera realistica e condivisibile ciò che osserviamo dalla nostra “finestra” con un duplice riscontro: quello clinico, attraverso gli ambulatori in cui accogliamo giovani e famiglie laddove il problema dell’uso è ormai delineato e ha manifestato problematiche sul piano non solo fisiologico, ma anche relazione, famigliare, legale, ma anche quello psichiatrico. Possono arrivare segnalazioni dall’ospedale o per contesti di overdose, oppure, per quadri psicopatologici di scompenso psichiatrico che, effettivamente, mettono a dura prova nella diagnosi perché nell’età adolescenziale i quadri clinici di psicosi si manifestano con più evidenza».
Allerta già alle medie
«Sono impressionanti i quadri che si sviluppano in età pediatrica, tra undici e tredici anni» conferma la dottoressa Damiano. «Per quanto riguarda le dipendenze stiamo parlando di eventi molto rari, ma i colleghi della neuropsichiatria infantile si devono confrontare molto di più con bambini o, comunque, ragazzi giovanissimi che manifestano livelli di sofferenza psichica molto alta». Quanto alle famiglie, non sembrano esistere troppe differenze sociali. «La notizia di un figlio che fa uso di sostanze arriva in famiglia come un fulmine a ciel sereno».
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