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Stop alle linee della 500 elettrica e di Maserati

Mirafiori si ferma: 3mila lavoratori in cassa integrazione

Ecco perché l'elettrico non basta a Torino. I sindacati invocano il ministro, lui accusa gli ex governi

In Europa l'elettrico tira e Stellantis guadagna il 6%, ma questo non basta per Torino. Mirafiori, infatti, si ferma e la cassa integrazione arriva anche sulla linea della 500 elettrica. Uno stop per quasi 3mila lavoratori che si protrarrà fino a novembre.

La comunicazione ai sindacati è arrivata oggi: oltre alla settimana di cassa integrazione già prevista per la prossima settimana, l'azienda ha comunicato che richiederà ulteriori undici giorni dal 19 ottobre al 3 novembre. I lavoratori interessati sono 1.222 della linea della 500 e 1.174 della Maserati.

"Anche la produzione della 500 elettrica a Mirafiori oltre alle Maserati, per motivi di mercato, stanno avendo un calo delle produzioni. Siamo molto preoccupati. Chiederemo all'azienda, nell'incontro previsto in tempi brevi, risposte concrete e rassicuranti" commenta Rocco Cutrì, segretario generale della Fim Torino.

Nei mesi scorsi, per bocca dell'ad Carlos Tavares, Stellantis aveva parlato di un obiettivo di produzione di 100mila veicoli elettrici all'anno sulle linee di Mirafiori. E i sindacati avevano quindi chiesto nuove assunzioni, per stare dietro ai ritmi di lavoro già pesanti. Ora, però, vedendo forse che le previsioni di crescita nelle vendite non sono state rispettate in pieno, il Gruppo potrebbe rivedere le cifre produttive, almeno per l'Italia, scendendo a 80mila veicoli.

Per Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino, «La comunicazione di cassa integrazione alle Carrozzerie dà ulteriore conferma alla nostra convinzione che allo stabilimento di Mirafiori serve un nuovo modello. Sarà questa la richiesta che porteremo sia al prossimo tavolo con l’azienda, che sarà calendarizzato a breve, sia a quello che seguirà con le istituzioni locali». Per Uliano, responsabile a livello nazionale, «si sta attardando la prima fase che prevedeva la definizione di un piano di massima tra Stellantis e governo dal quale far poi partire un confronto approfondito con gruppi di lavoro specifici con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacai le istituzioni regionali e Anfia, per la definizione entro anno di un accordo di sviluppo complessivo per Stellantis e per il settore. Siamo a più di un mese di ritardo dalla tabella di marcia e questo sta complicando in termini di trasparenza la conoscenza della situazione complessiva negli stabilimenti Stellantis e dell’indotto».

La questione riguarda l’annunciato e auspicato incontro con il ministro del Made in Italy Alfonso Urso, che a quanto risulta è programmato entro la fine del mese. In quell’occasione verrà firmato un documento che definirà un piano di lavoro con l’azienda. Poi si aprirà il confronto con le organizzazioni sindacali. Le quali, e qui ritorna la questione del mercato e le conseguenze per esempio su Mirafiori e Melfi, hanno specificato che «Stellantis giudica il piano italiano di incentivi per le auto elettriche non adeguato e non in linea con i maggiori paesi europei, che la concorrenza cinese appare assai aggressiva sul piano dei costi e che sarà decisiva la scelta che le Istituzioni faranno sul nuovo standard di motore euro 7».

Il ministro, ieri a Pescara, da parte sua, si è chiesto se sia «tollerabile che nella fase di grande fusione del più importante Polo al mondo di automotive con Fca, Peugeot e Chrysler che hanno portato alla costituzione di Stellantis il governo italiano sia stato completamente assente?». «E questa è assoluta prerogativa dei governi di sinistra in questo Paese - ha aggiunto - quella di ignorare o fare scelte fallimentari su questo settore, basti pensare al peccato originale della vendita alla Fiat di Alfa Romeo privando questo Paese della seconda casa automobilistica». Anche se, dal punto di vista cronologico, Stellantis è nata ufficialmente nel gennaio 2021, tra i governi Conte II e Draghi (di cui faceva parte il suo collega dell’attuale esecutivo Giorgetti).

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