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La DS7 come auto presidenziale

Stellantis in Francia scarrozza Re Carlo, in Italia manda in cassa Mirafiori

Carlo Bonomi, Confindustria: «Io dissi che bisognava chiedere garanzie sugli investimenti... Non furono chieste»

Stellantis in Francia scarrozza Re Carlo, in Italia manda in cassa Mirafiori

Come tradizione, è la DS l'auto dei presidenti francesi:dopo la DS e la SM speciale (realizzata con corpo vettura allungato dalla Carrosserie Chapron) di Charles de Gaulle anche Georges Pompidou, Valérie Giscard d'Estaing, François Mitterrand e Jacques Chirac hanno viaggiato a bordo delle DS, allora modello di Citroen (per intenderci, era anche la macchina dell'ispettore Ginko, il nemico di Diabolik). Oggi DS è un marchio a sé stante, un luxury brand di Stellantis e come tale da sei anni è stato scelto dal presidente Macron. La DS7 Crossback Presidentiel, un suv limousine dal tetto blindato apribile, fregi dorati alle ruote e interni in pelle Art Leather neri - disegnati su misura - impreziositi dal rivestimento in Toile de Laque creato dal celebre Atelier Maury di Parigi. In questi giorni, questo gioiello su ruote ha accompagnato il capo di Stato francese con re Carlo III e la regina Camilla durante la parata per le strade di Parigi.

Una sfilata di prestigio, nel giorno in cui invece, in Italia, Stellantis deve incassare una brutta botta alle sue ambizioni di produrre 100mila auto elettriche in quel di Torino, a Mirafiori. Cassa integrazione da lunedì e poi altri 11 giorni a ottobre, per un totale di quasi 3mila lavoratori.

La "doppia marcia" del Gruppo, peraltro, è sotto i riflettori da molto tempo. In questi giorni è intervenuto anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «Stellantis è una azienda a trazione francese, è innegabile, che ha importanti stabilimenti in Italia. Quando fui eletto presidente di Confindustria, lo stesso giorno, in presenza della maxi-garanzia che lo Stato italiano diede a Fiat, dissi: bisogna tutelarsi, bisogna chiedere garanzie sugli investimenti, sul pagamento della filiera dei fornitori... Non furono chieste». «Noi - avverte il leader degli industriali - dobbiamo avere degli stabilimenti di produzione dell'automotive in Italia perché altrimenti, con le transizioni, rischiamo davvero di perdere 70mila posti di lavoro. Dobbiamo creare qualche filiera delle tecnologie del futuro: Stellantis è fondamentale. Però dobbiamo porci in una maniera, corretta con loro, e trovare un punto di incontro affinché per loro sia necessario investire. Se ricordate, nel giorno in cui si insediò il nuovo ceo di Stellantis disse: "se una marmitta in Italia ci costa tre volte quanto ci costa in un altro Stato dell'Europa diventa non conveniente"»

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