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Arte e tecnologia

L’intelligenza artificiale dipinge Torino. Sorpresa: le automobili non ci sono più

L’intelligenza artificiale dipinge Torino. Sorpresa: le automobili non ci sono più

È una Torino spettrale, onirica, quasi uscita da un sogno. Solo che a sognare non è stato un uomo, bensì una macchina. O, per meglio dire, l’intelligenza artificiale, nel nostro caso di Dall-E, la “sorella” della più nota Chat Gpt. Un sogno che divide l’opinione pubblica, con i detrattori che scommettono sulla sua rapida trasformazione in incubo. I nostri lettori decideranno se la chiacchierata intelligenza artificiale sia davvero... intelligente e, nel nostro caso, possa sostituire la mano umana nel realizzare delle vedute di Torino. Delle vedute dal futuro.

Le abbiamo chiesto di diventare illustratrice della Torino che verrà. Et voilà, ecco svelato lo skyline della Torino futuristica. Qualcosa che avrebbe mandato in brodo di giuggiole Emilio Salgari, il papà di Sandokan ma anche l’autore di un delizioso romanzo fantascientifico, Le meraviglie del Duemila. O di Agostino della Sala Spada, contemporaneo di Salgari e autore di un meno noto romanzo ambientato nella Torino del 2073.

Noi non abbiamo impostato un anno preciso; l’intelligenza dovrebbe essere intelligente per cui si presuppone che possa fare tutto da sé. La Mole Antonelliana svetterà sempre sul cielo di Torino, anche se a dire il vero si tratterà di una Mole un po’ atipica, resa moderna da giochi di luce oppure pesantemente trasformata (miracoli di futuri Bonus Facciate e 110%…) tanto da assomigliare ad un ibrido tra San Pietro e la Saint Paul’s Cathedral. L’intelligenza non sa dirci perché, e soprattutto non sa spiegarci perché nel futuro Torino sarà attraversata da qualcosa di molto simile a lunghi canali artificiali. Più facile capire il perché dei lunghi rettilinei: il capoluogo piemontese è la città dei corsi tracciati con il righello e il sogno di segare a metà il centro storico è stato carezzato da molte amministrazioni comunali nel passato anche non molto lontano.


Per la gioia degli appassionati di Italia ‘61, l’intelligenza ha immaginato che la monorotaia del Lingotto possa prolungarsi fino al centro, con stazioni futuristiche di design, frutto della collaborazione tra il Comune e l’archistar di turno. Ne vediamo una, simile ad un elmo delle Strumtruppen. Ciò che stupisce di questa Torino futuristica è l’assenza di grattacieli. Brinderanno i detrattori della scelta verticale degli ultimi anni, che hanno sempre visto “le due Torri” come un pugno in un occhio e uno sfregio all’armonia dello skyline sabaudo.


Ma saranno contenti anche coloro che, a proposito di dita in un occhio, considerano la Torre Littoria come un insulto alla bellezza di piazza Castello: l’intelligenza considera superata l’esperienza delle torri e propone un centro storico dal sapore parigino, tinto di colori freddi: freddi come l’animo di una intelligenza senza corpo che “dipinge” pescando immagini a caso su Google e assemblandole secondo algoritmi ignoti a noi comuni esseri umani, incapaci di fare 2+2 senza l’uso della calcolatrice del telefonino. L’intelligenza è intelligente e, come tale, sa fare calcoli prodigiosi e sa assemblare le immagini offerte dalla rete creando prodotti finiti di grande impatto. Certo, a volte l’impatto è un po’ brusco, specie per la Mole ridotta ad una caricatura di se stessa. E le auto? Rottamate.


Ma, a ben pensarci, queste immagini sono più “vive” e meglio riuscite di tanti altri presunti capolavori figli della mente umana e spacciati per arte contemporanea. Gli artisti, per emulare Dall-E, dovranno tornare ad essere artisti. E noi tutti, per stare al passo con l’intelligenza artificiale, dovremo tornare a pensare. Ad essere intelligenti. Altrimenti, altro che i sogni di Salgari: si avvereranno le distopie futuristiche di Asimov. E il sogno, ahinoi, si trasformerà davvero in un incubo.

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