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L'eredità contesa

La collezione segreta dell'Avvocato, perché Ministero e Soprintendenza non sapevano?

L'ex soprintendente: "Non ricordo niente riguardo i quadri a Villa Prescot"

L'orologio

Gianni Agnelli lo portava sopra la camicia

La collezione di Gianni e Marella Agnelli era dunque più vasta di quanto chiunque avesse mai immaginato: centinaia di dipinti di cui l’Avvocato non avrebbe mai fatto notificare il possesso e dal valore artistico talmente ingente che, in teoria, imporrebbe al ministero di porli sotto tutela (dunque non potrebbero essere venduti o alienati).

Ma in questo giallo, il ministero dei Beni Culturali non sembra porsi troppe domande. Quanto all’entità dei beni a Villa Frescot, anche Luisa Papotti, per anni soprintendente a Torino, non sapeva. L’ha detto a Report: «Non ho memoria di nulla che riguardi la collezione Agnelli». Al giornalista che chiede dell’esistenza di un “non possumus”, ossia di una impossibilità a operare nei confronti di un potere, lei ha risposto seccata «sciocchezze». Rimane il fatto che per decenni una preziosa collezione è rimasta a disposizione dell’Avvocato, ma ignota agli enti che avrebbero dovuto tutelarla.

La questione riguarda il Monet di cui parliamo nell'altro articolo, ma anche un Picasso, dei De Chirico, dei Bacon, un Balla particolarmente significativo come "La scala degli addii". La normativa prevede che opere di un certo tipo - uno dei criteri è che abbiano più di 70 anni - debbano essere notificate al Ministero: il che significa che il proprietario non può venderle in Italia, non può portarle all'estero senza autorizzazione, deve consentire l'accesso agli studiosi.

Della collezione Agnelli non risulta sia stato fatto nulla di tutto questo, a parte quattro bassorilievi del Canova, al centro di una vicenda di sequestri e autorizzazioni mancanti alcuni anni fa, con addirittura la Guardia di Finanza a Villa Frescot

Eppure le opere hanno viaggiato, anche all'estero: come spiegato anche da Report, ci sono documenti che provano la presenza di capolavori nelle residenze in Svizzera, in Corsica, a New York. Quanto a certi dipinti, come "L'Arlequin" di Picasso, è Marella stessa a "tradirsi", in quanto compaiono nelle fotografie del suo libro "Ho coltivato il mio giardino" pubblicato da Adelphi.

Ma notificare le opere, viene spiegato, ne abbassa il valore di mercato, anche fino al 50%, spiegano gli esperti. Dunque è questo il motivo? E quali conseguenze potrebbero esserci non certo per l'Avvocato ma per i suoi eredi, se fosse accertato che ora molti di quei dipinti sono all'estero - probabilmente in Svizzera o Liechstein - senza autorizzazione delle Dogane? In mancanza dell'attestato di libera circolazione, il reato in cui si può incorrere è quello di esportazione illecita di beni culturali, punibile con pene da uno a quattro anni di reclusione.  

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