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I quadri dell'Avvocato, un tesoro da 2 miliardi sparito nel nulla. Guerra fra John e Margherita

La figlia di Agnelli manda i detective in Svizzera, ma il caveau è vuoto. Un detective denuncia: minacciato e pestato

I quadri dell'Avvocato, un tesoro da 2 miliardi sparito nel nulla. Guerra fra John e Margherita

Un giallo avvolge una delle collezioni d’arte più preziose d’Italia, collegata all’eredità di Giovanni Agnelli. Dopo la sua scomparsa nel 2003, la sua collezione d’arte è diventata il fulcro di una vicenda sempre più complessa, un autentico giallo internazionale. Alla sua morte, tre proprietà immobiliari sono passate in eredità alla moglie Marella Caracciolo, che ha continuato a custodire le opere d’arte contenute al loro interno. Opere che sono il frutto di una passione che accomunava Marella e Gianni. Nel 2002, questa straordinaria passione per l’arte ha portato alla creazione della Pinacoteca Agnelli, situata all’ultimo piano del Lingotto a Torino e progettata dall’architetto Renzo Piano.

La vicenda diventa ancor più intricata a causa delle divergenze sul valore di questa collezione. Gli esperti stimano il valore delle opere inizialmente in 213 milioni di euro, ma alcune fonti sostengono che il reale valore possa superare i 2 miliardi di euro, dieci volte di più. Il motivo è questo: nell’ambito delle lotta per l’eredità che vede la figlia dell’Avvocato, Margherita, contrapposta ai suoi figli John, Lapo e Ginevra Elkann, c’è un accordo transattivo che fa l’inventario anche dei quadri: risultano 250 opere, ma nella realtà dei fatti sarebbero oltre 600.

Ora, questo tesoro risulta sparito. Si parla di dipinti di artisti celebri come Bacon, Monet, Balla, de Chirico e Gérôme. Anche il caveau dei Magazzini Generali con Punto Franco Sa di Chiasso in Svizzera, indicato come luogo di custodia da Margherita Agnelli, che ha ereditato i quadri dopo la morte di sua madre Marella, si è rivelato vuoto quando gli investigatori sono arrivati. Il sostituto procuratore di Milano Eugenio Fusco ha infatti aperto a suo tempo un’inchiesta, che vedeva indagati un gallerista e un suo assistente svizzeri, accusati di aver portato clandestinamente all’estero le opere. Ora, però, per i due viene chiesta l’archiviazione.

La questione principe, comunque, è su chi sia il legittimo erede di questa collezione. Mentre Margherita Agnelli sostiene che i dipinti siano di sua proprietà, così come le case in cui erano custoditi, i fratelli Elkann sostengono che questi dovrebbero passare direttamente ai nipoti - nell’accordo transattivo c’è una pagina, la cosiddetta “pagina 75”, che è stata strappata: qui, come evidenziato anche dalla trasmissione Report di Sigfrido Ranucci, ci sarebbe stato l’elenco completo della collezione - perché i dipinti erano di proprietà di Marella Caracciolo e quindi non facevano parte dell’eredità di Margherita.

Oltre alle questioni legali, la sparizione delle opere solleva la domanda cruciale: dove si trovano ora i quadri di Picasso, Monet, Bacon, de Chirico, Balla e Gérôme? Sono ancora in Italia o sono stati portati all’estero? Per esempio c’è il dipinto “Mistero e malinconia di una strada” di Giorgio De Chirico che si trovava nell’abitazione romana dell’Avvocato: un dipinto che da solo vale oltre 30 milioni e che risulta scomparso. I documenti ufficiali lo indicano solo come “collezione privata”.

Poi il caso principe è quello di un Monet: Margherita Agnelli lo ricorda a Villa Frescot, la dimora torinese degli Agnelli. Quando però è entrata nella villa appena ereditata non l’ha trovato. Anche una testimone a prova di bomba come Evelina Christillin - pure lei sentita da Report - conferma: «Sì, lo ricordo lì a Villa Frescot, in sala da pranzo». Che sia stato portato via da uno degli eredi che si considerano legittimi? E dove? Non esisterebbero documenti di esportazione. Ma nel 2013 un Monet riconducibile a quello dell’Avvocato sarebbe stato venduto a un’asta di Sotheby's a New York, alla cifra di 16 milioni di euro. Era lo stesso? E come ci è arrivato? E soprattutto dove è finito?

Un caso intricato e scottante, questo dell’eredità Agnelli: nei mesi scorsi era emerso che un investigatore ingaggiato da Margherita aveva denunciato di essere stato minacciato e aggredito nel corso delle indagini. In particolare, a maggio, a Gstaad in Svizzera, il detective sarebbe stato raggiunto fuori dalla sua casa da tre uomini, arrivati su una Lancia Thema scura e una 500 Abarth, che lo avrebbero pestato, minacciato con una pistola, intimandogli «Devi interrompere le tue indagini, tu e il tuo cliente, o non vivrai a lungo».

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