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L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA

L’allegria dei cagnolini nella Casa di Giubileo: «Ecco i nostri angeli»

Serena Scarafia racconta la storia della sua famiglia e come hanno rivoluzionato il mondo delle onoranze funebri

Serena Scarafia a Casa Giubileo

Serena Scarafia a Casa Giubileo

Dietro ogni grande azienda c’è sempre una storia e quella di Giubileo è una storia di famiglia. A partire dal nonno falegname, esperto nella costruzione di feretri, fino ad arrivare a Serena Scarafia, giovane presidente del Cda dell’azienda che, insieme ai fratelli, porta avanti una tradizione che ha scardinato il mondo delle pompe funebri, inserendo componenti di eleganza, empatia e modernità.
Serena, ci racconti. Come nasce la grande famiglia Giubileo?
«Dunque, papà è un ingegnere edile, quindi nella vita si occupava di tutt’altro. Quando poi conobbe mia madre, decisero insieme di fondare Giubileo. Volevano cambiare quello che era stato il settore delle onoranze funebre fino a quel momento. Con il senno del poi, posso dire che è stata una scelta imprenditoriale lungimirante. Era il 1998».
Lei rappresenta quindi la seconda generazione dell’attività di famiglia.
«Sì, ho iniziato dalla gavetta, come tutti. Anzi, probabilmente ho portato anche un peso in più sulle spalle, quello di non deludere mamma e papà».


Qualcuno dice che sia una azienda matriarcale, è vero?
(sorride) «La nostra forza è sempre stata la diversificazione dei ruoli. Il fondatore, l’ingegnere, è mio papà. Lui si occupa da sempre di tutta la parte di comunicazione. La grande intuizione è che una azienda di pompe funebri potesse essere un’impresa che forniva dei servizi. Poi nessuno aveva mai fatto una comunicazione del genere per una ditta di questo genere, prima di noi».
Una trovata comunicativamente molto efficace è quella di utilizzare il vostro numero di telefono come un marchio. È stata una sua idea?
«Sì. Chi chiama per un decesso chiama lo 011.81.81. Lo abbiamo scelto così corto e facile da memorizzare volutamente».
Con Giubileo non cambia solo l’immagine delle pompe funebri, ma anche la tipologia di servizio offerto.
«È corretto. Abbiamo rivoluzionato il settore, cercando di trasformare un momento di sola cupezza, in quello dell’ultimo saluto. Lo abbiamo reso anche più elegante. Per farlo sono stati necessari moltissimi corsi per il nostro personale».
Ad esempio?
«Penso alle lezioni di guida sicura, al bon ton e ai corsi psicologici. Ci sono state delle lezioni anche di portamento e movimentazione dei carichi. Tutto per far sì che ci fosse una certa eleganza generale».
Il vostro fiore all’occhiello è la nuova Casa Funeraria.
«Abbiamo creato una struttura unica. È la Casa di Giubileo. Chi viene da noi deve sentirsi come a casa propria. Dagli arredi alle persone che accolgono le famiglie sono concepiti come all’interno di un hotel. Un’idea che non è presente da nessuna parte in Europa. C’è una sala di commiato multimediale e immersiva, dove è possibile ricreare l’ambiente in cui è vissuto il defunto. Creiamo un funerale cucito in modo sartoriale sulla persona che è mancata, con immagini, video, musiche e profumi che la ricordino».
Le famiglie la apprezzano?
«Si rivolge a noi chi ha un lutto in casa e magari non ha spazio per ospitare la salma. Se invece la persona manca in ospedale potrebbe esserci un problema di privacy. Noi garantiamo l’intimità del dolore. Le stanze hanno tutte un salottino, con bagno privato per i dolenti. È una camera d’albergo a tutti gli effetti».
Chi sono Noa, Patch e Agata?
«Sono i nostri angeli. Agata è la simpaticona del gruppo, Petch è il piccolo di casa, mentre Noa è il cane più empatico del gruppo».


Giubileo cresce e cambia. Come vi è venuta l’idea di introdurre la pet therapy in una Casa Funeraria?
«Volevamo dare un ulteriore supporto alle famiglie che hanno appena subito un lutto. Riteniamo che da sempre gli animali riescano a far esternare un sentimento che, da sole, le persone non riuscirebbero a esprimere. È il primo progetto in Italia di questo tipo. È abbastanza comune che gli animali siano impiegati per terapie del dolore, pre-morte. Qui invece noi diamo sollievo ai familiari post. Gli animali riescono a trasmettere qualcosa che va al di là delle parole».
Serena lei sembra una persona molto gioiosa. È difficile avere a che fare per lavoro con il lutto?
«Ognuno deve fare ciò che lo fa stare bene. Per quanto mi riguarda, riuscire a cogliere nei momenti di dolore la gioia unica di chi ti ringrazia per averlo supportato, è impagabile».

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