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Dietro il mito
02 Dicembre 2023 - 18:17
Era il 1965 quando Nuccio Bertone, al Salone dell’Auto di Torino, vide nello stand della Lamborghini un semplice telaio in lamiera con le ruote, su cui erano montati il motore e le sospensioni della 400GT: quel telaio, opera dei tecnici Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani, proponeva lo schema delle vetture da corsa per dei modelli da strada, per il grande pubblico sportivo. Bertone disse a Ferruccio Lamborghini: «Io sono quello che può fare la scarpa al tuo piede». Ossia, ti posso disegnare la carrozzeria.
Il telaio esposto al Salone dell'Auto di Torino nel 1965
Questo si fece convincere, anche se, dentro di sé, immaginava che sarebbe stata buona pubblicità, ma nulla di più. C’era di buono che la carrozzeria Bertone non lavorava, all’epoca, né con Ferrari né con Maserati, ossia i diretti concorrenti. E così Bertone mise al lavoro il suo capodisegnatore, allievo e sostituto di Giorgetto Giugiaro andato alla Ghia, Marcello Gandini: in poco tempo, quattro mesi appena, ecco il disegno della nuova vettura, che fu battezzata Miura. Perché questo nome? Miura è il nome di una razza di tori da combattimento allevati da Don Eduardo Miura Fernandez. E Ferruccio Lamborghini, che era del segno del Toro, scelse questo nome, il primo di una lunga serie.
La Lamborghini Miura
Come Gallardo, o Islero, che era il toro - di razza Miura - che uccise il leggendario torero Manolete. E poi Espada, che è l’arma per la stoccata mortale. Tanto per dirne una, la cantante Elettra Lamborghini, che di Ferruccio è la nipote, di secondo nome fa proprio Miura!
La Lamborghini Espada
C’è stata una sola significativa eccezione, in questa carrellata dedicata alla tauromachia: la Countach. Che, forse pochi lo immaginano, è un termine dialettale piemontese che indica una esclamazione forte, un po' il “Peste!” pronunciato da Tex Willer. Bene, questa esclamazione fu proprio di Nuccio Bertone quando vide il risultato del lavoro del suo progettista Gandini, ossia la Miura.
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