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L'intervista della settimana
03 Dicembre 2023 - 08:00
Nel romanzo di Massimo Cotto il “Re della memoria” è una sorta di Dio che si carica i ricordi brutti sulle spalle. Nella realtà è un uomo in grado di andare sott’acqua, sfogliare un mazzo di carte, prenderne un altro e rimetterlo nello stesso ordine: un’impresa con cui il 47enne Matteo Salvo ha vinto un Guinness World record. Ma è solo uno degli incredibili risultati di questo genovese trapiantato a Torino, in grado di correre e pedalare per centinaia di chilometri. Ha anche ricordato mille cifre senza errori e vinto l’International Master of Memory. E soprattutto insegna ad altri come studiare e ricordare.
Com’è diventato il re della memoria?
«All’università mi sono reso conto che non avevo un metodo di studio: avevo passato solo sette esami in tre anni. Così ho iniziato a informarmi e ho scoperto che esistevano tecniche di memoria paragonabili a quelle utilizzate per le discipline sportive.
In che senso?
«Nel senso che la mente si allena come il corpo: servono preparazione, riscaldamento, la gara vera e propria e il post. Così ho fatto corsi e percorsi per diventare docente. Poi ho partecipato ai campionati di memoria, dove si applicano proprio i metodi sportivi per allenarsi a ricordare: io ho memorizzato un numero lungo più di mille cifre e dieci mazzi di carte, tutto senza commettere errori. Così ho vinto il titolo di International Master of Memory».
E’ stato il primo italiano a riuscirci: era il 2013, lo stesso anno del Guinness.
«Sì, ho ricordato un mazzo di carte in apnea. Così ho messo alla prova la mia mente e il mio corpo in una situazione di forte stress, dimostrando che sapevo di cosa parlavo. E’ stata un’esperienza meravigliosa».
Intanto è diventato un lavoro.
«Sì, ho finito l’università ma non ho mai fatto l’ingegnere. Ho capito che mancavano persone che spiegassero questi metodi per imparare e ricordare. Così 20 anni fa è nata MindPerfomance, azienda in cui una 15ina di persone lavorano nella ricerca e nell’insegnamento di tecniche d’apprendimento e mnemoniche».
Pensa che la scuola non faccia abbastanza su questo fronte?
«Mi spiace dirlo ma pochi insegnanti conoscono questi metodi e, di conseguenza, gli studenti studiano in maniera sbagliata. La verità è che, in generale, la scuola dà tante nozioni ma non insegna a studiare. Poi ci sono dirigenti e insegnanti che fanno eccezione e hanno adottato un metodo di studio».
Allora qual è il segreto?
«Non c’è un segreto, anzi io voglio che il mio metodo circoli il più possibile. Per me è una missione raccontare a più persone possibili questa mia tecnica. Come ho detto, è ispirata allo sport e prevede dieci fasi. Ma anche una serie di accorgimenti: per esempio, bisogna prendere appunti in classe e poi studiare il pomeriggio stesso con le mappe mentali, provandone l’esposizione quando si è lucidi e non troppo stanchi. Così le informazioni sono già “seminate” e crescono».
E questo metodo vale per tutti? Perché non è da tutti ricordare un intero mazzo di carte.
«Quella è una cosa da funambolo, che io ho portato all’estremo perché volevo mettere alla prova la mente e il corpo. Ma tutti sanno andare in bicicletta. Poi solo qualcuno corre il Giro d’Italia: io vorrei che tutti avessero un metodo per studiare senza sforzo. Purtroppo in Italia lo studio è sempre associato alla fatica e quindi tanti lo vedono come una “tassa da pagare” prima di iniziare a lavorare. Invece è stupendo imparare dai libri e superare i propri limiti».
Nello studio come nello sport, a giudicare dai suoi risultati.
«Ho iniziato quando ho visto che, a livello mentale, riuscivo a raggiungere traguardi che per me erano impensabili. Così ho provato a scardinare anche i limiti fisici e a fare gare di resistenza come il triathlon e l’ultratrail, con dieci l’Ironman e la salita al Tor de Geants. Ma non voglio passare come un supereroe, anzi: la mia filosofia non è quella americana del “credici, puoi farcela”. Io dico sempre che agli esami non bisogna andare credendoci ma sapendo».
Allora quali sono i prossimi obiettivi?
«A livello sportivo, ho in programma altri due Ironman e un ultracycling con 800 chilometri no stop. Si chiama “Race across Italy” e prevede di andare da Silvi marina (Teramo) a Gaeta, passando per gli Appennini».
A livello mentale, invece?
«A breve usciranno nuovi libri per imparare lo spagnolo e prendere la patente. Ma, soprattutto, voglio continuare a far conoscere le nostre tecniche in giro per l’Italia. Vogliamo par passare il messaggio che chiunque può imparare ad imparare. Non è una questione genetica ma di metodo».
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