Cerca

L'INVERNO

Valanghe, "Raddoppiano gli incidenti in montagna". Colpa della neve, ma anche dell’uomo

Il direttore dell’Arpa, Secondo Barbero, analizza le cause dell’aumento dei feriti

Rischio valanga

Rischio valanga in Piemonte

«Rispettala». Il motto del Club alpino italiano, fondato a Torino da Quintino Sella nell’ottobre del 1863, parla chiaro: la montagna va rispettata. Altrimenti - aggiungiamo noi - non perdona. Ce lo dicono i numeri. Negli ultimi dieci anni sono più che raddoppiati gli incidenti che hanno coinvolto persone durante le escursioni ad alta quota. I fattori che hanno portato all’aumento del rischio si possono ridurre essenzialmente a due: da un lato, l’incremento del turismo di montagna e, dall’altro, i sempre più evidenti cambiamenti climatici che hanno modificato il contesto delle salite. Ne abbiamo parlato con il direttore dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale), Secondo Barbero.

Perchè aumentano gli incidenti 
«Osservando i report stagionali possiamo dire con certezza che sta aumentano il numero delle persone coinvolte nelle valanghe» spiega il direttore dell’Arpa. L’anno scorso se ne contavano 32, con nove incidenti gravi, che hanno portato a un bilancio di sette feriti e un morto. «Se confrontiamo questi numeri con il passato, vediamo un trend in crescita - prosegue -. Negli ultimi dieci anni, il numero degli incidenti è raddoppiato». Resta ancora limitato il computo delle vittime. Tuttavia, «se raddoppiano i coinvolti raddoppia anche il rischio di mortalità» evidenzia Barbero e poi passa ad analizzare la cause che hanno portato a questo incremento. «Osserviamo un numero sempre crescente di persone che si avvicinano allo scii alpinismo - premette -. Alcuni lo hanno scoperto durante l’emergenza Covid, a causa delle limitazioni negli spostamenti. Per altri, si può parlare, genericamente, della riscoperta delle attività all’aperto». Tra i neofiti della montagna ci sono diversi gradi di esperienza e, di conseguenza, anche l’abilità nel gestire situazioni di pericolo varia. «Tutto sta nella capacità di percepire il rischio» sottolinea l’esperto.

Ci sono poi da considerare i fattori ambientali. «I cambiamenti climatici hanno ridotto di molto le occasioni in cui si verificano le condizioni ideali per andare a fare sci alpinismo» spiega Barbero. In altre parole: in passato era possibile programmare con maggiore prudenza le escursioni, dal momento che le nevicate erano più continuative. «Generalmente si organizzavano a fine inverno, quando la neve era meglio sedimentata». Non si partiva subito dopo una nevicata. «L’innevamento irregolare che si registra oggi porta a una maggiore variabilità della neve e quindi è molto più frequente trovarsi a fare escursioni subito dopo la nevicata. Questo è pericoloso perché la neve non è consolidata». Da ultimo, non va sottovalutato il fenomeno del “vento invernale” che, a sua volta, aumenta l’instabilità del percorso. «La somma del fattore antropico con l’elemento naturale porta all’aumento degli incidenti» conclude Barbero. Per invertire il trend il consiglio degli esperti è quello di consultare guide alpine e bollettini.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.