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Il caso
04 Gennaio 2024 - 06:30
Sembra la trama di "Smetto quando voglio", il film dove un gruppo di ricercatori universitari si scontra continuamente con contratti a breve termine e porte in faccia. E' successo anche a Giuseppe Lizio, scavalcato al concorso per diventare ricercatore all'Università di Torino. Ma lui, anziché rinunciare e dedicarsi ad altro, ha fatto ricorso al Tar. Che gli ha dato ragione e ha annullato il concorso perchè il vincitore è nipote di un professore.
I fatti: un anno fa l'Università di Torino lancia una selezione pubblica per trovare un ricercatore a tempo determinato nel settore delle Malattie odontomastologiche. Partecipano in due, Lizio e Massimo Carossa. Entrambi sono laureati con il massimo dei voti in Odontoiatria e possono vantare una lunga serie di master, docenze e assegni di ricerca. Il 14 febbraio la commissione decide: vince Carossa ma, una settimana dopo, Lizio impugna gli atti e fa ricorso al Tribunale amministrativo per "violazione della legge 240/2010" ed "eccesso di potere per difetto di istruttoria e per ingiustificato rifiuto di adottare atti vincolati".
E' la prima violazione che conta: all'articolo 18, infatti, la legge 240/2010 prevede che a questi concorsi non possa partecipare chi ha "un grado di parentela o di affinità, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata”. Lizio, nel suo ricorso, fa notare che Massimo Carossa è nipote di Stefano Carossa, ex direttore della Dental school delle Molinette, professore in pensione ma ancora insegnante “a contratto” nel dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università di Torino.
«Stefano Carossa non ha assunto decisioni in merito alla selezione e, pur non essendo professore di ruolo, è ancora titolare di insegnamenti, fa parte del Consiglio del corso di laurea magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria ed è membro del Comitato scientifico della Dental School» scrivono i giudici del Tar. Secondo loro la sola presenza di Carossa in quei ruoli è sufficiente a violare la legge “anti nepotismo” e, in astratto, a condizionare chi ha dovuto scegliere fra suo nipote e l'altro candidato. Per questo qualche giorno fa hanno accolto il ricorso e annullato la selezione.
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