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LA POLITICA
04 Gennaio 2024 - 18:34
Oltre tre ore di conferenza stampa per la presidente del consiglio Giorgia Meloni. La premier «rigida», come lei stessa si è definita, è apparsa ancora leggermente provata dal malanno che l’ha costretta a rinviare a gennaio la tradizionale conferenza di fine anno. Una sfida fisica, oltre che politica, per rispondere alle 42 domande poste della stampa. Dal no al Mes, bollato come «obsoleto», alla gestione dei migranti, passando per l’accusa di “familismo” su cui la premier risponde particolarmente piccata. «Comincia a stufarmi - premette -. Mia sorella è da 30 anni militante in Fratelli d’Italia. Forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri? E invece l’ho messa a lavorare al mio partito».
Poi, dopo circa due ore di interventi, la tanto attesa domanda sulle vicende degli spari di Capodanno, che tocca direttamente il deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo. «Chiunque detenga un’arma ha il dovere morale e materiale di custodirla con serietà. Per questo c’è un problema con quello che è accaduto» spiega Meloni. Di conseguenza, prosegue, «ho chiesto che venga deferito alla commissione di garanzia dei probi viri e che venga sospeso dal partito».
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L’ultima parola della premier, che si trova costretta a rispondere delle parole della sua classe dirigente anche in relazione al caso dell’onorevole Lavinia Mennuni, che incitava a far tornare «cool» la maternità. E anche in questo caso Meloni non si sottrae: «Se mi si chiedesse cosa scegliere fra il ruolo di premier e mia figlia Ginevra, non avrei dubbi. Come qualsiasi altra madre» risponde pacata. «La maternità dà qualcosa che nient’altro può regalare - prosegue -. Se questo è il concetto lo condivido. Non condivido che una cosa escluda l’altra e che il traguardo della maternità posso toglierti altre opportunità». E poi cita la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e la collega del Parlamento Europeo Roberta Metsola. Entrambe mamme e in ruoli apicali della politica internazionale.
Vengono passati sotto la lente d’ingrandimento anche i rapporti di Meloni con le forze di maggioranza. «Nessun rimpasto dei ministri in vista» assicura. Guardando poi al vicepremier Matteo Salvini e all’inchiesta appalti Anas, Meloni ha fatto sapere che non ritiene necessario riferisca in aula. «Bisogna attendere il lavoro della magistratura, gli sviluppi» chiosa. E le Europee? «Non ho ancora deciso se candidarmi. Devo capire se toglierebbe tempo al lavoro dal presidente del consiglio». Sul referendum relativo al premierato poi Meloni getta acqua sul fuoco: «Non è su di me, io sono il presente di questa nazione. È una scelta sul futuro». E conclude: «Non vedo in cosa l’elezione diretta del capo del governo significhi togliere potere al Capo dello Stato».
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