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Il caso

L'enigma della seconda torre. E i cantieri restano un rebus

Per riqualificare le aree torinesi di proprietà di Sistemi Urbani servono «cifre ragionevoli»

Area corso Inghilterra

L'area di Sistemi Urbani dove dovrebbe sorgere la seconda torre di corso Inghilterra

Il grattacielo di Intesa San Paolo, con i suoi 38 piani e 166 metri d’altezza svetta ormai sul cielo di Torino da 10 anni. Di fronte a lui, all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e corso Inghilterra, la costruzione di una seconda torre al fianco della stazione di Porta Susa sembrava assodata. Ma il futuro del lotto di Ferrovie dello Stato resta ancora un rebus. Nessun grattacielo con annesse zone commerciali, residenze temporanee e alberghi, come si era ipotizzato nel lontano giugno 2015, ma solo un’ingombrate recinzione blu a coprire l’area abbandonata a sé stessa.

«Il piano regolatore prevedeva due lotti con edifici in altezza – ha ricordato l’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni – uno dove è stato realizzato il grattacielo San Paolo, l’altro è, ahimè, vuoto». Un lotto di proprietà di Sistemi Urbani, la società di Ferrovie che si occupa della valorizzazione delle aree non più in uso e «a loro sta la scelta di a quanto e a chi vendere l’area», ha specificato l’assessore.

L’amministrazione, come evidenziato dallo stesso Mazzoleni interpellato in sede di consiglio dal consigliere di Torino Bellissima Pierlucio Firrao, ha con Sistemi Urbani «un’interlocuzione serrata». Un dialogo dove non manca una punta di polemica. Per la Città, l’aspettativa di valore su quell’area è troppo alta. «Se Sistemi Urbani proseguirà con il tentativo di alienazione con i valori che ad oggi utilizza – ha sottolineato l’assessore – non potrà che andare in contro ad altre aste deserte, come recentemente accaduto a quella del Lingotto». Aree di Torino che invece andrebbero riqualificate «ad una cifra ragionevole» ha proseguito l’assessore, aggiungendo che in tal caso «esisterebbero sviluppatori in grado di valorizzarle».

In questi mesi l’amministrazione è stata contatta da diversi investitori interessati a sviluppare progetti su quel terreno, mai andati in porto. «Il problema non è mai stata l’amministrazione – ha rincarato Mazzoleni –, ma il fatto che questi raggruppamenti, ad oggi, non hanno mai chiuso un accordo economico e non sono mai diventati né proprietari né promissari acquirenti delle aree». «La valorizzazione di tutti gli spazi di Ferrovie ha un valore importate – ha commentato Firrao –. Sarebbe il caso di approfondire il punto della situazione in una commissione con l’audizione di Sistemi Urbani per un aggiornamento sui progetti». 

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