Dall’alba Maurizio è lì, nell’edicola tra le bancarelle di piazza Madama

Il primo caffè Maurizio Grandi, ormai storico edicolante di piazza Madama Cristina, lo prende quando ancora devono suonare le 5. Nel buio di questa notte invernale che sembra non finire mai, mescolandosi con i suoi amici ambulanti.

È a quell’ora che le casse dei carciofi che arrivano dalla Sardegna, la frutta e l’altra verdura invadono il grande porticato, proprio mentre i furgoni dei giornali consegnano quotidiani, settimanali, fumetti e giocattoli per bambini. Un mix di voci, di colori e di dialetti a cui Maurizio ormai non potrebbe rinunciare.

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Ed è in gran parte merito del suo garbo se nel suo negozio c’è un continuo via vai di persone. Le signore lo chiamano per nome, “Maurizio qua, Maurizio là, mentre scelgono le riviste e magari aggiungono Torino Cronaca (semplicemente La Cronaca, per molti). Lui dice schietto che «questo lavoro lo fa sentire vivo» mentre fa spazio ad un signore che colleziona fumenti e aiuta una cliente a scegliere un libro». La crisi? «Beh, si fa sentire anche qui, la gente compra con attenzione, ma la moneta per un giornale la trova sempre».

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Tiro un sospiro di sollievo nel vedere l’edicola così viva anche perché è animata da un bravo commerciante che ha un suggerimento per tutti. Bimbi compresi. E non lesina i sorrisi. Eppure Maurizio in questi mesi ha sofferto, e molto. Prima la morte del papà Bruno che a soli 74 anni è volato lassù dopo un sonnellino pomeridiano. Era il 12 dicembre scorso. E infine la perdita di nonna Margherita che se ne è andata, forse stroncata dal dolore, 19 giorni dopo la scomparsa di Bruno.

«Aveva compiuto 101 anni - dice commosso Maurizio - e non ha retto alla tragedia di papà». Gli stringo la mano e un po’ confusamente gli dico che Torino Cronaca, il suo Editore e la redazione gli sono vicini. Lui, commosso china la testa e guarda fuori, verso il mercato. Poi la porta si apre e una voce rompe il silenzio: «Hai 50 euro da cambiare?». La vita ricomincia, Maurizio apre la cassa. E io me ne vado. Con “La Cronaca” sotto il braccio.

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