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28 Gennaio 2024 - 07:00
Bruno Segre
«Era un uomo di una cultura impareggiabile. Con una memoria incredibile. Ma soprattutto era una guida etica». C’è tanta ammirazione nella voce di Ruben Segre nel parlare del nonno Bruno, appena scomparso.
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«Noi nipoti ci sentivamo sempre un po’ in difetto rispetto alla sua cultura esorbitante» racconta, ricordando il Segre più intimo, quello a cui solo la famiglia e gli affetti avevano accesso. Nel frattempo la città piange per la perdita di un punto di riferimento e si moltiplicano le manifestazioni di cordoglio da parte del mondo politico. «Torino è una città a cui lui ha dedicato cuore, anima e tutta la sua cultura - spiega ancora Ruben -. Ma è stato anche una memoria storica importante per l’Italia laica. Tutti coloro che sono stati promotori e difensori dei più deboli oggi si rivedono in lui e lo omaggiano con un ultimo saluto. La famiglia è molto colpita da questo affetto». E lui? Lo avrebbe apprezzato o ne sarebbe stato imbarazzato? «Ne sarebbe stato assolutamente lusingato» risponde Ruben in un sorriso. «Ha sempre provato un grande amore verso questa città e per coloro che hanno combattuto con lui per i diritti».
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Tante le battaglie di una vita: dalla Resistenza, in primis, al diritto all’aborto, al divorzio, fino alla libertà di informazione e la difesa degli obiettori di coscienza. I funerali si terranno martedì, presso il Polo del ‘900, dalle 11 fino alle 14 e 30. «Accoglieremo tutti coloro che vorranno ricordare mio nonno» fa sapere ancora Ruben Segre. E conclude: «Il fatto che sia mancato proprio nel Giorno della Memoria per lui sarebbe stato sicuramente un segno. Avrebbe voluto che in questo giorno si tenesse viva la memoria delle vittime e lui è stato memoria vivente di quella tragedia, avendo noi parenti morti e deportati ed essendo stato lui stesso un prigioniero politico».
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