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Il processo

L'incubo di Fatima in tribunale: «Mi menava con sassi e chiavi inglesi. E ha violentato mio figlio»

L'ex compagno è finito a processo ed è stato condannato questa mattina dopo dieci anni di soprusi

L'incubo di Fatima arriva in tribunale: «Mi menava con sassi e chiavi inglesi. E ha violentato mio figlio»

Foto di repertorio

Ha vissuto un incubo per quasi dieci anni, fra botte e insulti: «Una volta mi ha colpito con una chiave inglese» ha raccontato questa mattina in aula quella signora di origine marocchina. Che ha raccontato come il suo compagno l'avesse minacciata e costretta ad abortire: lei ha sempre accettato tutto fino a quando scoperto che l'aguzzino aveva violentato il figlio, che all'epoca aveva soltanto 13 anni. A quel punto lo ha denunciato ed è cominciato il processo ai danni di quel 42enne marocchino, appena condannato a 4 anni e 8 mesi per maltrattamenti e violenza sessuale.

E' un racconto degli orrori quello fatto stamattina in tribunale da Fatima (il nome è di fantasia per tutelarla). Uno di quelli che, ultimamente, sono all'ordine del giorno a Torino. E non solo nelle aule del Palazzo di giustizia: solo la scorsa notte tre pattuglie della polizia e due ambulanze sono corse in lungo Dora Napoli dopo la chiamata al 112 per maltrattamenti in famiglia, conclusa con il trasporto in ospedale della vittima.

«A settembre 2021, mentre ero al telefono con mio padre, mi ha lanciato contro una chiave inglese - ripercorre Fatima, aiutata da un'interprete che traduceva le sue parole dall'arabo - Un'altra volta mi ha lanciato un sasso e mi ha detto “se mi lasci ti ammazzo"». Solo una delle tante frasi minacciose che il 42enne le ha rivolto: diceva anche "devi stare con me e con nessun altro" o "starai tranquilla solo quando morirai e io andrò in carcere”. D'altronde quell'uomo voleva controllare ogni passo della sua compagna: «Sapete com’è la mentalità araba, diceva che non potevo uscire o avere degli amici. Poi mi prendeva il cellulare quando andavo a dormire: mi voleva controllare e contattare amici e conoscenti per sapere che cos'avessi fatto». Poi, quando beveva, partivano schiaffi e pugni, anche davanti ai figli minorenni di Fatima: «Io piangevo e lui mi umiliava dicendo che ero una stordita. Una volta ho trovato dell'hashish a casa, gli ho detto di trovarsi il lavoro e di restituire quella roba. Lui ha risposto: "Se mi denunci, io dico che che siamo soci e spacciamo insieme"».

In alcune occasioni il "padre padrone" se l'è presa con i due figli della compagna, prendendoli a schiaffi e pugni. Non solo: ha violentato il maschio, all'epoca 13enne, costringendolo a compiere atti sessuali insieme a lui. A tutto questo si sono aggiunti gli aborti: «Mi ha costretta lui ad abortire, minacciandomi di morte e portandomi in ospedale contro la mia volontà». Questi episodi, però, risalgono all'inizio della relazione fra i due: era maggio 2014. Per questo la giudice ha stabilito il "non doversi procedere" perché il reato di interruzione di gravidanza non consensuale è ormai andato in prescrizione. Invece è stato condannato per i maltrattamenti e la violenza sessuale: il pubblico ministero Lea Lamonaca aveva chiesto una pena di 6 anni e 6 mesi, che la giudice ha ridotto a 4 anni e 8 mesi. L'uomo, assistito dall'avvocato Mirco Consorte, non potrà avvicinarsi a scuole e a luoghi frequentati da minori e dovrà versare quasi 4mila euro alla compagna fra risarcimento provvisionale e rimborso delle spese legali.

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