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L'intervista della settimana
21 Gennaio 2024 - 05:50
La procuratrice Emma Avezzù
Emma Avezzù accoglie i suoi ospiti facendo ordine in un ufficio ingombro di fascicoli. Poi sorride e mostra la cartina appesa dietro la scrivania: «Me l'hanno regalata i colleghi per "ricordarmi i miei possedimenti"» scherza il capo della Procura dei minori di Piemonte e Valle d'Aosta. Un ruolo delicato e immenso, considerando le migliaia di procedimenti in ambito civile e penale su cui lavorano lei e altri cinque magistrati: basti pensare che nel 2023 ci sono state quasi 6mila segnalazioni per minorenni di cui occuparsi, con un aumento vicino al 10% rispetto all'anno precedente. «E da ottobre rischiamo che il carico di lavoro aumenti ancora di più» sottolinea Avezzù.
Perché, cosa succederà a ottobre?
«Entrerà in vigore il nuovo Tribunale della famiglia, quindi dovremo occuparci non solo di minori ma di tutto quello che riguarda le persone a livello distrettuale. Quindi anche di separazioni, divorzi, interdizioni e amministrazioni di sostegno. E se ci lasciano con l'organico attuale non ce la possiamo fare: siamo cinque sostituti più la sottoscritta. E' una novità prevista dalla riforma Cartabia, la nostra associazione ha chiesto una proroga e anche il Csm ha evidenziato delle criticità. Non so se si rendono conto del maggiore carico di lavoro che avremo come Procura».
Al momento di cosa si occupa la Procura dei minori?
«Lavoriamo sia in ambito penale che civile, che è il doppio del penale (cui competono i reati commessi da minorenni, ndr). Riceviamo tutte le segnalazioni per abbandono o "pregiudizio" per i minori, che possono avere risvolti penali o no: parliamo di maltrattamenti, violenze sessuali, alcolismo o stupefacenti, trascuratezza, mancato rispetto dell'obbligo scolastico e tutti i vari disagi che possono avere bambini e ragazzini. E che, dopo la pandemia, sono aumentati tantissimo: dai disturbi alimentari ai gesti autolesionistici, cui si aggiungono quelli che hanno problemi e non vengono seguiti a livello psicologico».
Quante sono queste segnalazioni in un anno?
«Nel 2022 sono state circa 5mila ma l'anno scorso sono salite vicino alle 6mila. Il grosso dell'aumento è dovuto all'ondata dei minori non accompagnati, nonostante i tanti arrivi di ucraini nel 2022. Molti sono rientrati ma in estate arrivavano 120 ragazzini migranti a settimana, adesso un po' meno. Problemi che si aggiungono a problemi, con la riforma Cartabia che ci ha imposto degli adempimenti in più e il processo telematico. Doveva favorirci, invece ha complicato le cose su tutti i fronti».
Molte segnalazioni portano poi all'allontanamento del bambino dai genitori e all'affidamento alla comunità o a un'altra famiglia.
«Al momento ne facciamo tra i 10 e i 15 al mese e Andrei, il bambino ucciso dal treno, rientra fra quei casi. Ma ci sono anche tanti allontanamenti insieme alla mamma. Il vero problema è che si fa fatica a trovare famiglie cui affidare i bambini: si sono spaventati dopo il "caso Bibbiano", eppure l'affido è uno strumento molto importante per consentire a un bambino di sperimentare un periodo con buone affettività e buone risorse. Certi genitori non sono in grado, spesso perché non hanno proprio le risorse».
Il Tribunale dei minori si occupa anche di adozioni.
«Rispetto a 10 o 20 anni fa, le domande di adozione sono crollate: quando facevo il giudice, ne avevamo un migliaio all'anno. Ora sono la metà: credo perché si siano affinate le tecniche di procreazioni assistita. Poi c'entra la condizione generale e il calo anche per le adozioni internazionali. Il risultato è che si "accontentano" tra il 15% e il 20% delle coppie, prima ci fermavamo al 10%».
A proposito di affidi, la Regione ha rivendicato la legge Allontanamento Zero. Salvo ammettere, proprio dopo la tragedia del piccolo Andrei, che i risultati debbano ancora arrivare. Cosa ne pensa?
«In generale, io non ho mai visto un'eccessiva intromissione dei servizi sociali. Più che altro, in questo territorio, c'è sempre stata un'attenzione elevata per i bambini. Si chiede semplicemente un ambiente decente in cui farli crescere. Ora non mi pronuncio sui risultati della nuova legge. Come ho detto, le segnalazioni non sono diminuite ma aumentate. Però adesso la maggior parte arriva dalle forze dell'ordine: direi circa il 70% dei casi, con il resto diviso fra assistenti sociali, scuole e ospedali».
Quindi i servizi sociali sono più accorti che in passato?
«Non si può dire che ricorrano molto alle segnalazioni. Poi non so se i servizi siano stati tenuti "alla briglia" o se siano polizia e carabinieri a intervenire più di prima alla luce del rischio di violenze in famiglia e femminicidi».
Cesare Parodi, coordinatore del pool Fasce deboli della Procura di Torino, ha parlato di una media di quattro maltrattamenti al giorno. E' un'emergenza.
«So che i colleghi della Procura ordinaria stanno facendo fatica con la mole di lavoro che hanno. Io apro la posta e vedo solo interventi per liti e maltrattamenti, che sono solo quelli che coinvolgono minori: a livello generale questi episodi sono davvero tantissimi. Ci sono bambini con segni sul corpo o che raccontano a scuola quello che succede a casa. O mamme che denunciano con i figli al seguito, anche se capita che spesso ritrattano o minimizzano quando approfondiamo».
A questa emergenza si aggiunge quella della delinquenza giovanile, fra spaccio e baby gang.
«Daspo e misure cautelari sembrano aver ridotto il fenomeno delle baby gang. Però il fenomeno c'è ancora, con rapine e piccole aggressioni. Il lavoro in ambito civile, compresi gli allontanamenti, serve per prevenire anche questo problema. Però c'è e bisogna lavorare su tanti fronti, anche sui genitori. In particolare sulle madri dei ragazzi stranieri, che spesso non riescono a seguirli e avere autorevolezza».
E alcuni esprimono il loro disagio commettendo reati.
«Quelli che finiscono qui hanno tutti i vestiti firmati, veri o falsi che siano. Sono uno status symbol, come dimostrano i tanti video su social e YouTube dei cantanti che si fanno riprendere in Barriera di Milano con macchinoni e droga in mano. Magari è solo farina ma intanto insultano la polizia o si vantano di essere stati al Ferrante Aporti. Un'ostentazione che, da un certo punto di vista, ci aiuta anche: ci permette di risalire più facilmente agli autori dei reati».
Emma Avezzù è nata nel 1960 a Bari ed è in magistratura dal 29 maggio 1985. Si occupa da anni di giustizia minorile. Da ottobre 2019 guida la Procura dei minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta, con una lunga esperienza come magistrato del Tribunale minorile torinese prima di essere nominata Procuratore capo dei minori a Brescia (dov'è stata cinque anni e mezzo, da marzo 2014 a ottobre 2019). Nel 2022 è stata premiata da Quarto Potere, la Fondazione di TorinoCronaca, per "l’impegno costante come donna e come magistrato verso il disagio dei giovani in contesti spesso oscuri e violenti".
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