Cerca

IL CASO

L’arcivescovo Repole striglia la politica e invita i cattolici a scendere in campo

Basta con i politici che guardano solo «al consenso immediato» e «vanno a traino dell’idea di turno»

Roberto Repole

L'Arcivescovo di Torino Roberto Repole

Passo dopo passo, l’arcivescovo di Torino Roberto Repole si sta ritagliando uno spazio sempre maggiore nel panorama della politica locale. Da un lato, Repole non esita a strigliare chi amministra la cosa pubblica qualora manchi di lungimiranza e si concentri «sul consenso immediato». Dall’altro, l’arcivescovo di Torino chiama a raccolta il mondo cattolico, rivendicandone con orgoglio il patrimonio culturale e ideologico che permetterà a ogni cristiano che voglia fare politica di «stare in qualunque partito senza subalternità». Come a dire che, archiviata l’esperienza del partito identitario della balena bianca, i cristiani possono (e devono, nell’auspicio di Repole) tornare protagonisti. «Dobbiamo smettere di pensare che essere cristiani sia una menomazione dell’intelligenza - arringa Repole -. Non lo è. Anzi».



Parole che hanno impressionato la platea gremita del Teatro Juvarra dove, questa mattina, si è tenuto l’incontro “Accompagnati” organizzato dalla diocesi di Torino, sui temi dell’impegno politico. «Un politico non dovrebbe avere paura di appartenere alla classe dirigente. Non deve fare l’errore di andare a rimorchio delle opinioni di turno» affonda il colpo Repole, dimostrando a chi ancora non lo conosce che l’arcivescovo di Torino non è persona con cui parlare solo della messa di Pasqua, ma che ha tutta l’intenzione di avere un ruolo di peso nelle scelte che riguardano i grandi temi della città.

La politica, dopotutto, «è la più alta forma di carità cristiana» diceva Paolo VI. E le sue parole sono state rievocate da più parti in occasione del dibattito sul ruolo dei cristiani nella scena politica. «Il servizio pubblico è parte integrante della missione della chiesa» ha ricordato Repole, a quattro mesi dalle elezioni. «Quando ci coalizziamo attorno a degli individui e non attorno a delle idee è sintomatico di una malattia del pensiero» prosegue. «Di soli diritti una società muore. Si deve tornare a coniugare i diritti con i doveri» aggiunge l’arcivescovo e strappa un applauso alla platea.


In sala, diversi membri della giunta comunale, tra cui la vicesindaca Michela Favaro e gli assessori Gianna Pentenero, Francesco Tresso e Carlotta Salerno; oltre a consiglieri comunali e regionali, tra cui Silvio Magliano (Moderati), Mario Giaccone (Lista Civica Monviso) Sara Zambaia (Lega) e Monica Canalis (Pd). E ancora: il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia e l’assessore Andrea Tronzano, per citarne alcuni. Tra il pubblico anche il leader dei Sì Tav Mino Giachino. È stato poi Giorgio Merlo, dirigente nazionale Tempi Nuovi-Popolari uniti a rivolgere all’arcivescovo una domanda diretta sulla necessità di un rinnovato protagonismo del mondo cristiano in politica, che oggi gioca un ruolo «ornamentale». E nulla della risposta di Repole lascia intendere che si accontenterà di stare ai margini.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.