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LA MANIFESTAZIONE
17 Febbraio 2024 - 18:15
Corteo pro Palestina a Torino
Finisce con una provocazione il corteo pro Palestina, con una foto della presidente del consiglio Giorgia Meloni e del presidente israeliano Benjamin Netanyahu data alle fiamme da un gruppo di manifestanti col volto nascosto dalla kefia palestinese.
É successo pochi minuti fa al monumento ai Caduti di piazza Castello a Torino, dove si è conclusa la manifestazione contro la guerra. Partite da largo Marconi, quasi 2mila persone hanno sfilato per la città, bloccando il traffico in via Nizza, corso Vittorio Emanuele e via Po. Ad aprire il corteo una gigantesca bandiera palestinese, cui si aggiungevano quelle
sventolate dai manifestanti. Solo martedì un’iniziativa simile si era conclusa con tensioni e cariche davanti alla sede della Rai di via Verdi.
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Il gesto ha subito provocato reazioni politiche, a partire dal presidente della Regione Alberto Cirio: «La contestazione è sempre legittima ma non deve mai travalicare i confini del rispetto dovuto alle persone e alle istituzioni che rappresentano». Cirio esprime solidarietà alla premier Meloni, così come il sindaco Stefano Lo Russo: «Piena solidarietà e ferma condanna del gesto: Torino offre spazio a dibattito e idee diverse, ma condanna senza appello inaccettabili attacchi e provocazioni violente». Il presidente del Senato Ignazio La Russa, intanto, ha telefonato a Meloni per esprimerle la sua vicinanza: «Il rispetto per le istituzioni deve andare oltre le appartenenze politiche» è la tesi del presidente di Palazzo Madama, che si è detto molto deluso dalla mancanza di solidarietà da parte delle forze di opposizione, che ieri e oggi non hanno condannato le gravi parole del governatore della Campania Vincenzo De Luca contro la presidente del Consiglio. «Chi brucia la gigantografia di Giorgia Meloni non chiede pace, è un criminale che alza volutamente la tensione sociale» contrattacca Elena Chiorino, assessore e dirigente di Fratelli d’Italia.
La provocazione al termine del corteo diventa l'occasione per rinfocolare le polemiche in corso sulle decisioni comunali: «Ancora una volta gli antagonisti, con cui il Comune di Torino ama tanto dialogare e immaginare "percorsi" per regolarizzare Askatasuna, si sono resi protagonisti di una nuova pagina vergognosa della nostra città - dichiara l'esponente di Fratelli d'Italia e assessore regionale Maurizio Marrone - Una vergogna davanti alla quale ci aspettiamo parole di condanna anche da quella sinistra che per troppo tempo è rimasta in silenzio. Atti vili e vergognosi come questo qualificano questi personaggi». Ricordano il tema Askatasuna anche Paola Ambrogio, senatore di Fratelli d’Italia, e Roberto Ravello, dirigente regionale FdI Piemonte. E ipotizzano come, in futuro, si dovrebbe valutare se autorizzare o meno simili manifestazioni: «Un'esibizione di odio oscena, vergognosa e raccapricciante. Bruciando l’immagine del primo ministro della nostra Repubblica, questi gruppi si sono spinti, ancora una volta, oltre il perimetro costituzionale: la facilità nel denunciare la presunta pericolosità e intolleranza di altri non è accompagnata dalla coerenza, risultando essi stessi estremisti e violenti». «E' arrivato il momento di fermarci e dire basta - conclude Ferrante De Benedictis, consigliere comunale FdI Torino - Solidarietà al Presidente e ferma condanna ad un gesto che offende non solo Giorgia Meloni e la sua comunità politica, ma l’intero Paese e le istituzioni tutte».
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