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Il lato oscuro della beneficenza
05 Marzo 2024 - 05:50
Per molti è una faccenda di cuore: donare una piccola parte dei propri soldi per aiutare qualcuno meno fortunato. Ma la beneficenza può anche diventare un business: lo dicono i numeri a livello nazionale, che parlano di 7 miliardi di donazioni e di un giro d’affari addirittura da 80 miliardi.
In moltissime realtà la generosità delle persone salva delle vite e crea un giro d’affari positivo, per cui ogni euro donato raddoppia e produce lavoro, servizi, opportunità. Lo scandalo che riguarda Chiara Ferragni sul caso della Balocco, però, ha fatto emergere il “lato oscuro” della beneficenza, che può portare più vantaggi a chi la fa rispetto a chi la riceve. Almeno questa è l’accusa di chi li ha multati (Antitrust) e di chi sta indagando (le Procure). Ora la domanda è: si tratta di un caso isolato o ci sono anche altri casi su cui sarebbe giusto indagare?
TorinoCronaca non ha risposte ma solo altre domande, che emergono da una storia vissuta direttamente e trovata in fondo a un vecchio cassetto. E’ il 2007 e L’Editoriale Argo, la nostra società editoriale, decide di organizzare una lotteria per raccogliere fondi a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino (protagonista indiretto allora come nel caso Ferragni). Un’iniziativa benefica che mette in palio abbonamenti e telefonini, per cui viene coinvolta For A Smile: una onlus, come previsto per legge in caso di lotterie benefiche. Che, attraverso la sua presidente Ludovica Vanni, si occupa della promozione dell’iniziativa e di consegnare i soldi raccolti all’ospedale.
Mesi dopo, però, Argo scopre che numeri e tempi non tornano: l’editore di TorinoCronaca dona 20mila euro e li consegna il 20 dicembre 2007 a For a Smile, che li incassa subito ma poi li “inoltra” al Regina Margherita soltanto otto mesi dopo. Ma non solo: la Vanni incalza e la Argo deve pagare subito altri 22mila euro alla onlus come “rimborso spese” per manifesti e affissione. Quindi l’associazione riceve ben più dell’ospedale. Anzi, in realtà i 22mila euro non vanno a For A Smile ma ad una società, Strategy & Media Group srl. Il cui amministratore è sempre Ludovica Vanni, oltre che presidente della onlus.
A questo intreccio si aggiungerà poi il fatto che l’associazione fornirà le dovute fatture solo l’8 aprile 2009, un anno e mezzo dopo la lotteria. E che non consegnerà i 696 telefonini H3G che TorinoCronaca ha destinato al Regina Margherita: ci penserà lo stesso giornale il 22 dicembre 2009, due anni dopo i fatti.
La ricostruzione di questa vicenda è contenuta in un esposto che Argo consegna alla Procura il 16 febbraio 2010, ipotizzando un conflitto di interessi, la mancanza di trasparenza e il dubbio di una truffa.
L’esposto verrà archiviato. Gli inquirenti non riscontrano reati neanche dopo l’opposizione all’archiviazione. Ma le domande restano, anche a distanza di anni. Soprattutto perché la situazione non è cambiata: la onlus For A Smile esiste ancora, è presieduta da Vanni e fa attività di beneficenza a Torino e non solo, come quella della “dog therapy” alla Dental School delle Molinette, ma anche in altri ospedali, come il San Raffaele in Lombardia. Nella sua storia avrebbe distribuito quasi 2 milioni di euro, come riportato dal suo sito internet (dove però, a differenza di altre fondazioni o società benefiche, non viene pubblicato il bilancio sociale).
Ma non solo: la stessa Vanni è ancora amministratore unico di una società di marketing, che negli anni ha cambiato denominazione in Strategy & Adventure Media Group srl. Nell’ultimo bilancio pubblicato, quello del 2022, ha ricavi vicino al mezzo milione di euro, quasi il doppio dell’anno precedente. Segue campagne pubblicitarie per grandi marchi dell’abbigliamento, come Robe di Kappa e Benetton. Poi si occupa di gioielli, elettronica, finanza. E solidarietà: nell’elenco dei suoi clienti sul sito internet c’è curiosamente anche For A Smile onlus. Profit e no profit? O solo profit? L’interrogativo è lecito.
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