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La ricerca

Lavoro: uno su due non è felice. Cosa significa il fenomeno delle Grandi Dimissioni

La maggioranza fra gli operai e nella Generazione Z. Il caso delle donne, più svantaggiate

Cambio di Lavoro e Felicità: l'Insoddisfazione dei Lavoratori Italiani in Aumento

In un'epoca in cui il mercato del lavoro è in continua evoluzione, la soddisfazione dei lavoratori non è più un dato da prendere sottogamba. Secondo l'ultima ricerca dell'Associazione Ricerca Felicità, presentata nell’ambito della Settimana del Lavoro, curata da Ismel, quasi la metà dei lavoratori italiani è infelice e desidera un cambiamento nel proprio percorso professionale. Ed è una ricerca che conferma quella che ormai è difficile non considerare come una vera tendenza sociale, il fenomeno "great resignation" o altrimenti detto "Grandi Dimissioni". Vediamo nel dettaglio cosa dice la ricerca.

Secondo lo studio, il 45% degli intervistati desidera un cambio di lavoro o di azienda. Questa percentuale aumenta fino al 49% nel Nord-ovest dell'Italia, dove la ricerca ha evidenziato la massima insoddisfazione. E nella situazione del Nord Ovest non è estranea la questione Stellantis e indotto automotive: la crisi dell'industria, la sensazione di una mancanza di prospettive. Nel 2023 si era calcolato che almeno 90mila piemontesi avessero dato le dimissioni volontariamente.


"Il lavoro ha un ruolo attivo nell'alimentazione della felicità. Non è un'impressione, non è trascurabile, è un fatto", afferma Sandro Formica, vicepresidente e direttore scientifico dell'Associazione Ricerca Felicità. Tuttavia, il 35% dei lavoratori interpellati ritiene che i propri bisogni non siano soddisfatti dal proprio lavoro, e per il 41% il lavoro non dà un senso alla vita. La ricerca ha coinvolto 1000 persone rappresentative di tutte le generazioni attive sul mercato del lavoro, da Generazione Z ai Boomer, e le interviste sono state condotte dal 1 al 7 marzo.

La Generazione Z (ossia i nati fra la fine degli anni 90 e il 2010, spesso figli della generazione X che, a torto o ragione, ha messo nella realizzazione professionale un senso della vita) e gli operai mostrano il maggior grado di insoddisfazione. Il 60% della Generazione Z e il 54% degli operai desidera un cambio di lavoro.




Quando si tratta di scegliere un nuovo posto di lavoro, l'empowerment è in cima alla lista dei fattori importanti per i lavoratori. Il 30% dei lavoratori considera fondamentali le opportunità di crescita, il contenuto del lavoro, l'autonomia, le aspirazioni, e l'attenzione alla salute mentale. Tuttavia, lo stipendio rimane un fattore di peso, con un'incidenza del 24%.

"Solo il 3% dei lavoratori considera importante il brand aziendale", afferma Elga Corriccelli, co-fondatrice dell'Associazione Ricerca Felicità. Questo dato suggerisce che i lavoratori preferiscono aziende con una cultura e valori con cui si sentono più in sintonia, piuttosto che essere attratti da marchi noti.



Il lavoro ha un impatto significativo sulla felicità complessiva delle persone. Il 51% dei partecipanti afferma che il lavoro ha un impatto molto o moltissimo sulla propria felicità. Tuttavia, solo il 10% si dichiara pienamente felice del proprio lavoro. 
Le donne sembrano essere meno felici dei loro lavori rispetto agli uomini, con una media del 48% contro il 50%. La Generazione Z è la più infelice con il 44%, seguita dalla Generazione X (46%), i boomer (50%), e i millennial, che con il 55% sembrano i più felici del proprio lavoro. 

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