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La sentenza
20 Marzo 2024 - 13:23
È stata confermata in appello la condanna all'ergastolo per il 36enne Mohssine Azhar, processato a Torino per omicidio volontario: l'uomo è accusato di aver lanciato Fatima, la bimba di 3 anni morta dopo essere precipitata dal balcone al quarto piano di una palazzina di via Milano 18, a Torino.
La piccola Fatima era la figlia della donna con cui l'imputato aveva una relazione all'epoca, Lucia Chinelli, presente in aula alla lettura della sentenza, come in tutte le precedenti udienze con lo sguardo basso e le lacrime agli occhi: «Ho voluto giustizia per mia figlia. Solo questo. Finché sarò viva mi batterò per lei» si sfoga la mamma della bimba dopo la lettura della sentenza d'appello.
Mohssine ha sempre sostenuto che si trattò di un incidente avvenuto mentre giocava con la bimba ma per l'accusa invece fu un gesto deliberato: nelle 65 pagine di motivazioni della sentenza di primo grado, i giudici della Corte d'Assise avevano sostenuto che «Azhar avesse lanciato la bimba come se fosse un oggetto, una “cosa”. Ha agito per rabbia, per una ripicca e perché era annebbiato dall’alcol». Un gesto spontaneo, che vale la condanna all’ergastolo per omicidio volontario anche per la Corte d'Appello. «Confidavamo in questo risultato - dichiara l'avvocato Silvia Lorenzino, che assiste Chinelli - L'impianto accusatorio era intangibile e ha detto anche in appello. Quello dell'imputato fu un gesto di stizza, una punizione suprema per la mia cliente che in quel momento non voleva che la bimba stesse con lui visto il suo stato di alterazione. Questo non sminuisce il gesto: anzi, lo rende ancora più crudele».
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