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Il caso

Giù la Gondrand, occupata la vecchia piscina: l’esodo senza fine dei disperati

Lanci di bottiglie contro i curiosi, minacce. Nel parco Sempione l’ennesima terra di nessuno

sempione occupata

La piscina Sempione occupata

Le buone maniere, qui, non esistono. Se metti il naso oltre alla recinzione per curiosare, il rischio di prenderti un insulto o - peggio - una bottigliata in testa è molto reale. Dopo lo sgombero e successivo abbattimento dell’ex Gondrand, i disperati che una volta chiamavano casa la vecchia fabbrica hanno preso armi e bagagli e si sono trasferiti a breve distanza.

In un altro porto sicuro d’eccellenza: la piscina abbandonata che costeggia il parco Sempione. Comodo l’accesso, si passa da via Toscanini dove un palo in ferro è stato segato in due. Basta abbassarsi per entrare agevolmente in quegli spazi che un tempo ospitavano bagnanti, urla e schiamazzi che erano sinonimo di festa estiva.

Un fortino

Un passato che rischia davvero di non tornare mai più. A oltre 11 anni di distanza la voce grossa la fanno gli invisibili che dormono nella zona adibita un tempo a spogliatoio. Ci sono tende, spazi trasformati in anguste camere da letto. E poi rifiuti ovunque, vestiti e oggetti di dubbia provenienza che fanno da contorno a un panorama davvero spettrale. A fianco gli immensi trampolini azzurri e le vasche, danneggiate per sempre dai cantieri che hanno sì riqualificato uno stradone ma lasciato anche un prezzo da pagare molto alto, un’eredità che grava sulle teste di chi vive in Barriera di Milano.

Dal nuovo passante di corso Venezia lo spettacolo non passa certo inosservato: ci sono persone che vanno e che vengono, qualcuno è intento a cucinarsi una zuppa veloce. Appena una testa butta l’occhio (o lo smartphone) oltre l’ostacolo, la prima sentinella di passaggio in bici dà l’allarme. E scattano le minacce. «Questo posto è nostro, vattene» urla un uomo. Non sembra cambiato nulla dal settembre del 2022, quando la polizia municipale (con un blitz) aveva provveduto ad allontanare i senzatetto. Un anno e mezzo dopo, infatti, la situazione è sempre uguale: come se il tempo si fosse fermato.

Il parco invaso

E in effetti, a ben vedere, sembra difficile dar torto a chi si lamenta, chiedendo interventi massicci. Tutto il perimetro tra via Cigna e corso Venezia è diventato una narcosala a cielo aperto. Il chiosco di angurie ha dato l’addio lo scorso agosto causa degrado, Spazio 211 ha minacciato di fare altrettanto. E la chiusura dell’ex Gondrand ha solo spostato il problema, per altro di pochi metri. Oltre alla piscina all’aperto, i disperati hanno ripreso possesso anche del prato adiacente l’ex centro d’incontro e il cantiere della linea 2 della metropolitana.

A decine gravitano tra le panchine e il muro di cinta, aspettando l’arrivo degli spacciatori. Mentre ai residenti è rimasto uno spicchio di terreno: l’area cani che la Circoscrizione 6, per voce del suo presidente Valerio Lomanto, in tempi non sospetti, ha fatto spostare vicino alla strada. L’ultimo baluardo contro il degrado. Aspettando quel polo di sport promesso, per ora soltanto sulla carta.

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