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DOSSIER LAVORO

Occupazione, Torino 58esima: "E’ il fanalino di coda del Nord"

L’analisi dell’economista Zangola “Il lavoro a Torino: l’industria con 20mila addetti traina da sola l’occupazione nel 2023”. Ecco tutti i dati

“Il lavoro a Torino"

“Il lavoro a Torino"

Nel 2023 nella Città metropolitana l’industria con 20mila nuovi addetti ha trainato da sola l’occupazione, in un contesto nel quale sono migliorate le condizioni lavorative delle donne e dei giovani ma rimangono irrisolti i problemi di fondo del lavoro a Torino dovuti all’eccesso di precarietà, alla perdurante crisi del lavoro autonomo, al fenomeno in crescita della sovra-istruzione, alle differenze di genere che penalizzano le donne e allo sconcerto e sconforto che si prova mettendo a confronto la capacità di creare lavoro di Torino con quella di molte altre province del Cetro Nord. Sono queste le principali indicazioni che emergono dall’analisi della situazione lavorativa dei torinesi nel 2023.

COME LEGGERE IL DOSSIER 

«Bisogna dare lavoro ai giovani». Non ha dubbi, l’economista Mauro Zangola, ex dirigente dell’ufficio studi dell’Unione Industriali di Torino e autore della relazione “Il lavoro a Torino: l’industria con 20mila addetti traina da sola l’occupazione nel 2023”. «Le cose non vanno male in senso assoluto» rassicura l’esperto, presentando l’analisi. «Cresce l’occupazione femminile rispetto a quella maschile, ad esempio. Poi registriamo un segno positivo relativo al settore dell’industria». Come a dire che non c’è solo Stellantis e la sua cassa integrazione. «Esiste un bel pezzo di industria torinese e piemontese che tiene e crea lavoro. E questo è ottimo». Di contro, ci sono alcuni problemi mai risolti: dalla piaga del precariato, al gap di genere che vede la quota delle donne inattive molto più elevata rispetto a quella degli uomini. Passando per il fenomeno dei cosiddetti “sovra-istruiti”. «Basta andare in un qualsiasi supermercato per rendersi conto di quanti giovani svolgano lavori per cui sono troppo qualificati» sottolinea Zangola. Le ragazze in particolare, «nonostante siano spesso laureate in maggior numero a confronto dei ragazzi, appaino penalizzate». Guardando infine al rapporto tra gli occupati e l’età, Torino appare al 61esimo posto nella classifica delle province. «È il fanalino di coda del nord Italia». Veniamo dunque alle possibili soluzioni. «Chiunque sia chiamato a decidere deve essere messo nelle condizioni di farlo, avendo la fotografia di cosa sta succedendo nel mercato del lavoro» spiega ancora l’esperto. «Torino non può fare a meno dell’industria dell’automobile - premette -. Anche in virtù dell’altissima qualità di mano d’opera di cui disponiamo. Dobbiamo trattenere risorse e portare qui nuove aziende che producono automobili». Parte dell’indotto dell’auto è già autonomo rispetto all’ex Fiat grazie all’esportazione. «Bisogna lavorare di squadra. Al momento non c’è un clima favorevole. La Regione che fa politiche attive per il lavoro dovrebbe andare casa per casa a cercare i giovani».

La situazione lavorativa dei torinesi: occupati, disoccupati e inattivi
L’analisi è stata condotta prendendo in considerazione l’approccio utilizzato dall’Istat che tiene distinta la forza lavoro, costituita da occupati e persone in cerca di occupazione, dalle persone inattive in età da lavoro. L’area di riferimento e la Città Metropolitana di Torino (l’ex provincia) con un focus sulla Città di Torino quando i dati disponibili lo concentono.

Lavora il 65% dei torinesi di età compresa tra i 15 e i 64 anni
A novembre 2023 nella Città Metropolitana di Torino risiedono 2.200.000 persone. Nel 2023 gli occupati secondo l’Istat sono in media 911mila, in prevalenza uomini (55%). Il tasso di occupazione, dato dal rapporto moltiplicato per 100 fra gli occupati e la popolazione attiva di età compresa tra i 15 e i 64 anni, è 65,7%: 72,0% per gli uomini e 59,5% per le donne.
Il 79% degli occupati lavora alle dipendenze; il restante 21% è un lavoratore indipendente (imprenditori, liberi professionisti, lavoratori autonomi). Rispetto al 2022 gli occupati sono cresciuti di 6mila unità grazie all’aumento di 10mila occupati alle dipendenze che hanno compensato il calo di 4mila occupati indipendenti.



L’industria con 20mila nuovi addetti nel 2023 traina l’occupazione
Nel 2023 nella Città Metropolitana di Torino il 66,9% degli occupati lavora nel terziario; il 23,7% nell’industria, il 5,3% nelle costruzioni e l’1,2% in agricoltura. Nelle restanti province del Piemonte il peso del terziario, con la sola eccezione del VCO, si attesta attorno al 60% e scende al 54,4% a Cuneo. Torino ha abdicato da tempo al primato di area fortemente industrializzata. Solo il Vco ha una percentuale di addetti all’industria più bassa di quella di Torino. Il primato spetta a Biella con il 31,1% degli occupati nell’industria, seguita da Novara (28,2%), Cuneo (27,5%) e Vercelli (26,8%). Rispetto al 2022 gli occupati sono cresciuti di 6mila unità grazie all’aumento di 20mila addetti nell’industria che hanno compensato il calo degli addetti nelle costruzioni (-12mila) e nel terziario (-2mila). L’aumento degli occupati è stato assorbito integralmente dalle donne.

Nel 2023 il 74,5% degli occupati alle dipendenze è stato assunto con contratti “precari”
Crescono gli occupati ma due terzi sono assunti con contratti “precari” molti dei quali di durata inferiore alla settimana. È la triste realtà con la quale hanno dovuto fare i conti i 256mila neo assunti alle dipendenze nella Città Metropolitana di Torino nel 2023. Secondo i dati forniti dall’Inps il 74,5% è stato assunto con contratti “precari”. La percentuale sale al 78,8% per le donne (71,8% per gli uomini), al 76,6% per gli ultra 51enni e scende di poco al 73% per i giovani con meno di 29 anni. Il 45% dei 256mila neo assunti sono femmine; il 25% stranieri.

Mauro Zangola


Un occupato su 4 è sovra-istruito
In Italia l’esercizio del diritto al lavoro sancito dalla Costituzione è reso difficile non solo dalla carenza di opportunità lavorative, ma anche dalla bassa qualità del lavoro offerto che genera sovra-istruzione. La sovra-istruzione si verifica quando il titolo di studio posseduto dai lavoratori è superiore a quello richiesto per accedere o per svolgere una data professione. Tale fenomeno comporta conseguenze negative per il mancato ritorno sia economico che sociale degli investimenti sostenuti a livello individuale e collettivo. Secondo l’Istat in Piemonte nel 2022 il 23,9% dei lavoratori è sovra-istruito. Dal Rapporto Bes 2022 si evince che in Italia il fenomeno è più diffuso fra le donne ed è particolarmente concentrato fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni. La quota più elevate di occupati sovra-istruiti si riscontrano tra le persone con diploma. I settori nei quali è più diffuso il fenomeno sono i servizi alle famiglie, il comparto degli alberghi e della ristorazione; tra le professioni quelle del commercio e, in generale, quelle non qualificate.

Rispetto al 2019 mancano all’appello 17mila occupati
Nel 2020, a causa dell’emergenza pandemica , la situazione lavorativa dei torinesi è peggiorata in misura significativa. Rispetto ai dati relativi al 2019 si sono persi 40mila posti di lavoro. Nei 3 anni successivi la situazione è migliorata; l’occupazione è cresciuta di 23mila unità, ma non in misura sufficiente a riportarsi ai livelli precedenti l’inizio del Covid. Rispetto al 2019 mancano all’appello 17mila posti di lavoro, equamente distribuiti fra uomini e donne. Il tasso di occupazione, complice l’effetto demografico, è sceso solo di 3 decimi di punto percentuale. A livello settoriale solo il comparto delle costruzioni ha recuperato i livelli occupazionali del 2019 facendo registrare un surplus di 5mila addetti. Nella Città di Torino si è verificato un trend analogo a quello della Città Metropolitana. Rispetto al 2018 mancano all’appello 12mila occupati.

In Piemonte vivono 119mila Neet. Non studiano e non cercano lavoro

In Piemonte vivono una condizione di marginalità 119mila Neet. Una quota rilevante della popolazione giovanile è costituita da giovani con profili sociali differenti, caratterizzati da una condizione di marginalità rispetto al sistema educativo e al mondo del lavoro. Si tratta di giovani con motivazioni di base eterogenee ma che hanno in comune una condizione che, se protratta nel tempo, può comportare il rischio di concreta difficoltà di inclusione nel mondo del lavoro. L’Istat sceglie come indicatore del fenomeno la quota di popolazione tra i 15 e i 29 anni non occupata né inserita in un regolare percorso di istruzione scolastica o universitaria, oppure in un percorso di formazione informale ad eccezione dell’autoapprendimento. In Piemonte nel 2021 i 15-29enni Neet sono 119mila, il 19,8% dei coetanei (un giovane su quattro nella fascia demografica di riferimento).




A Torino si lavora meno rispetto alle altre Provincie del Nord

A Torino si lavora di più e di meno rispetto alle altre province del Nord? Per rispondere a questo quesito ci viene in aiuto una graduatoria stilata dall’Istat sui livelli dei tassi di occupazione dei 15-64enni nelle aree provinciali nel 2023.
In questa graduatoria Torino, con un tasso di occupazione pari al 65,7%, figura al 58° posto. Fra le Città Metropolitane del Nord si lavora molto di più a Bologna che figura al 2° posto con un tasso di occupazione del 73,4%; Milano (12° con il 71,2%), Firenze (14° con il 70,9%), Venezia e Genova. Nel 2019 Torino con tasso di occupazione del 65,4% era meglio posizionata solo rispetto a Genova (63,7%). Bologna, Milano e Firenze avevano tassi di occupazione superiori al 70%.
In un’altra graduatoria dell’ISTAT, che mette a confronto i tassi di occupazione nei “grandi comuni”, nella top ten Torino Città, con il 66,7%, figura al settimo posto preceduta da Bologna con il 73%, Milano (72,4%), Firenze, (71,9%), Venezia, Verona e Genova.

68mila torinesi sono alla ricerca di occupazione
Come ricordato in precedenza gli occupati sono solo la parte preponderante della Forza Lavoro di un territorio. La parte rimanente è costituita dalle persone in cerca di occupazione. Nella Città Metropolitana di Torino nel 2023 le persone in cerca di occupazione sono in media 68mila, divise equamente fra uomini e donne. Il tasso di disoccupazione è 7,0%, 7,7% per le donne e 6,4% per gli uomini. Rispetto al 2022 le persone in cerca di occupazione sono diminuite di 4mila unità, metà uomini e metà donne.

Il 29,2% dei torinesi tra i 15 e i 64 anni è inattivo
L’analisi della situazione lavorativa dei torinesi si completa prendendo in considerazione le persone inattive in età da lavoro (15-64anni), per la quali l’inattività è dovuta a motivi di studio, familiari ma anche allo scoraggiamento dopo ripetuti tentativi di cercare lavoro andati a vuoto. Nella Città Metropolitana di Torino nel 2023 gli inattivi in età da lavoro sono in media 940mila; 548mila, il 58% del totale, sono donne. Rispetto al 2022 gli inattivi sono diminuiti in complesso di 4mila unità; gli uomini sono cresciuti di 3mila unità, le donne sono diminuite di 8mila. Il tasso di inattività, dato dal rapporto moltiplicato per 100 tra gli inattivi e la corrispondente popolazione di riferimento (15-64 anni), è 29,2%. Ciò equivale a dire che poco meno di un terzo dei torinesi in età da lavoro è inattivo. Il tasso di inattività delle donne sale al 35,5%. Rispetto al 2022 il tasso è sceso solo di 6 decimi di punto percentuale. Nel 2020 a causa della crisi dovuta al Covid il numero degli inattivi è aumentato rispetto al 2019 di 40mila unità (+4,3%). Nei tre anni successivi il numero degli inattivi è diminuito di 25mila unità, in misura insufficiente a recuperare i livelli del 2019.

Nelle provincie del Nord è più facile trovare lavoro che a Torino
L’Istat ha messo in fila i tassi di disoccupazione delle province italiane nel 2023, partendo naturalmente dai valori più bassi. Torino con il 7,0% si trova al 63° posto. Al vertice della graduatoria figura Bolzano con il 2,0%. Tra le Città Metropolitane del Centro Nord sono ben messe Bologna con il 3,8%, Venezia con il 4,4%, Milano con il 4,7%. Torino ha un tasso di disoccupazione superiore a quello di Roma (6,5%).

 Il settore terziario è rifugio per i giovani «In un anno 196mila nuovi contratti»
L’82,4% dei giovani alle dipendenze assunti nel 2023 lavora nel terziario; solo il 12,8% nell’industria Secondo i dati forniti dall’Osservatorio sul Precariato dell’Inps nel 2023 in provincia di Torino sono stati creati 19mila nuovi posti di lavoro alle dipendenze per i giovani tra i 15 e i 29 anni, risultanti dal saldo fra 107mila assunzioni e 87mila cessazioni. In altre parole: il terziario rappresenta di gran lunga il principale sbocco occupazione dei giovani piemontesi. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio sul Precariato dell’Inps nel 2023 in Piemonte sono stati attivati 196mila nuovi rapporti di lavoro riguardanti i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni. L’industria ne ha assorbiti il 12,8%, l’agricoltura lo 0,2%, le costruzioni il 4,8%. Il restante 82,4% è stato assorbito dai comparti del terziario. 72mila giovani, pari al 36,9% del totale, sono andati a lavorare nel comparto “commercio, trasporti, servizi di alloggio e ristorazione”; altri 62mila (il 31,8% del totale) hanno trovato lavoro nel comparto “attività professionali, scientifiche e di servizio alle imprese”. 



La situazione lavorativa dei giovani torinesi
Alla fine del 2022 nella Città Metropolitana di Torino i giovani in età da lavoro fra i 15 e i 34 anni sono 453 mila, il 20% dei residenti e in prevalenza maschi. I 15-29enni, oggetto di molte analisi dell’Istat, sono 313mila; i 15-24enni 184mila.
Lavora il 35% dei 15-29enni e il 76% dei 25-34enni. Nel 2023 i tassi di occupazione crescono con l’età e variano a seconda degli impegni di studio. Lavora infatti il 17,9% dei 15-24enni più impegnati negli studi; il 35,0% dei 15-29enni e il 75,9% dei 25-34enni. Rispetto al 2022 il tasso di occupazione dei 15-24enni è sceso di 1,4 punti percentuali; quello dei 15-29enni è sceso di 8 decimi di punto; quello dei 25-34enni è cresciuto di 3,7 punti percentuali passando da 72,2% a 75,9%.
La situazione lavorativa delle giovani donne è più problematica di quella dei coetanei. Il divario tra i tassi di occupazione è di 7,7 punti percentuali tra i 15-29enni; sale a 12,6 punti tra i 25-34enni. Da rilevare tuttavia che tra il 2023 e il 2022 le 15-29enni hanno ridotto il divario con il tasso di occupazione dei coetanei di circa 3 punti percentuali.

Il tasso di disoccupazione dei giovani torinesi è il doppio della media
Nel 2023 il tasso di disoccupazione dei 15-34enni torinesi è 14,0%, quasi il doppio del tasso medio (7,4%). Rispetto al 2022 è cresciuto di 2,4 punti percentuali passando dal 11,6% al 14,0%; quello delle ragazze è cresciuto di 3,4 punti percentuali.
Molto più alto (24,5%) è il tasso di disoccupazione dei 15-24enni più impegnati negli studi. Rispetto al 2022 il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è diminuito di 2,6 punti percentuali; quello femminile di 1,3 punti rimanendo comunque più alto di quello maschile, diminuito nello stesso periodo di 3,7 punti percentuali.

Se a Torino le donne avessero lo stesso tasso di occupazione degli uomini avremo 79mila occupate in più
Nel corso del 2023 nella Città Metropolitana di Torino la situazione lavorativa delle donne ha fornito segnali importanti di miglioramento. Permangono tuttavia differenze di genere che le penalizzano in misura significativa. Come abbiamo documentato tra il 2023 e il 2022 le donne occupate sono cresciute di 5mila unità; le disoccupate sono diminuite di 2mila unità. Nonostante questi progressi la parità di genere è un obbiettivo ben lungi dall’essere raggiunto. Le differenze di genere più penalizzanti riguardano:
a) I tassi di occupazione: se a Torino le donne avessero lo stesso tasso di occupazione degli uomini avremmo 79mila donne occupate in più
b) L’elevato numero di donne inattive in età da lavoro (548mila) e il differenziale di 12,5 punti percentuali tra i tassi di inattività maschile e femminile;
c) La penalizzazione dei giovani. Se a Torino le 25-34enni avessero lo stesso tasso di occupazione dei coetanei avremmo 17mila giovani occupate in più.


Torino figura al 60° posto nel ranking nazionale delle province che danno più lavoro ai giovani.
Per concludere questa analisi sulla situazione lavorativa dei giovani torinesi abbiamo ritenuto utile mettere a fuoco la capacità di Torino di creare lavoro per i giovani ponendola a confronto con quelle delle province e Città Metropolitane che risultano dal Ranking dell’Istat che prende in considerazione i tassi di occupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni.
Al vertice della graduatoria figura Bolzano con il 50,7%, seguita da Prato (49,3%) Padova (48,5%), Cuneo con il 47,6%, Trento, Belluno e Brescia, Treviso, Modena e Piacenza. Torino con il 35% figura al 60° posto, il livello più basso fra le Città Metropolitane del Nord. Tra le prime 30 provincie 7 sono della Lombardia,5 rispettivamente del Veneto e dell’Emila Romagna. Le province del Piemonte sono 3: oltre a Cuneo figura Biella al 24° posto e Vercelli al 29°.
Alcune considerazioni di sintesi
Il quadro delineato nelle pagine precedenti suggerisce alcune brevi considerazioni sul lavoro a Torino:
a) la condizione lavorativa dei torinesi è migliorata; gli occupati sono in crescita grazie all’industria; migliora la condizione delle donne. Servono tuttavia ancora 17mila nuovi posti di lavoro per recupera il livello degli occupati del 2019;
b) sono ancora tante le persone in cerca di occupazione e soprattutto sono ancora tanti gli inattivi in età da lavoro: un esercito, poco esplorato, di 556mila persone costituite in larga parte da donne;
c) il lavoro a Torino presenta ancora i suoi aspetti più problematici dovuti al persistente calo dei lavoratori indipendenti o autonomi; all’eccessiva precarietà che coinvolge due terzi dei neo assunti e penalizza soprattutto le donne; al fenomeno in crescita della sovra-istruzione che coinvolge un quarto degli occupati, soprattutto donne: le differenze di genere che, nonostante i progressi, penalizzano ancora e fortemente le donne;
d) migliora anche la condizione lavorativa dei giovani grazie soprattutto alle opportunità offerte dal terziario, ma sono ancora tanti i giovani Neet che fanno ancora tanta fatica ad uscire dalla loro condizione di marginalità in attesa degli incentivi del Governo varati più di un anni fa.
e) Nelle graduatorie dell’Istat Torino figura sempre in posizioni di ripiego e non fa una bella figura quanto a capacità di creare lavoro soprattutto per i giovani.

Mauro Zangola

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