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La sentenza

«Guarda che dico a mamma che non hai fatto i compiti»: così il cugino violentava la bimba di 8 anni

Ora lui e la zia sono stati condannati per violenza sessuale e maltrattamenti

«Guarda che dico a mamma che non hai fatto i compiti»: così il cugino violentava la bimba di 8 anni

Avrebbero dovuto prendersi cura di lei. Invece era tutto il contrario. Se non accettava di farsi baciare e toccare dal fratellastro, lui la minacciava: «Guarda che dico a mamma e papà che non hai fatto i compiti». Genitori adottivi, cioè gli zii cui la bambina di 8 anni era stata affidata. Ma, invece dell'affetto, riceveva violenze sessuali e botte dalla madre adottiva: Stefania (il nome è di fantasia) lo ha accettato per anni, poi ha raccontato quello che le succedeva e i suoi aguzzini sono finiti a processo. E poco fa sono stati condannati, anche se le pene sono sospese: due anni per il cugino e un anno e sei mesi per la zia, che insieme dovranno anche versare alla loro vittima un risarcimento di 12mila euro.

Si è conclusa così, almeno per il processo di primo grado, una vicenda che sembra un racconto dell'orrore. Almeno stando a  quello che gli inquirenti hanno ricostruito della vita della ragazza. Oggi Stefania ha 19 anni ma ne aveva solo 8 quando è stata tolta alla madre naturale, che l'ha messa al mondo quando era ancora minorenne e soffriva di tossicodipendenza: per questo si è deciso di affidare la bambina agli zii e di farla crescere accanto al cugino, di 10 anni più grande di lei. Ma la mamma e il fratello adottivi sono diventati l'incubo di questa ragazza, che li ha accusati durante un incontro la psicologa.

Ripercorre il pubblico ministero Lisa Bergamasco, che aveva chiesto una condanna a 5 anni e 4 mesi per il 29enne e a 3 anni per la madre: «Quando è stata sentita, Stefania ci ha detto: "Quando c'erano gli amici, la zia mi venerava. Poi mi faceva di tutto". L'imputata voleva far vedere che aveva fatto una buona azione a prendere con sé la nipote però la picchiava quando non sapeva le tabelline o beveva dalla bottiglia. Diceva che le dava dei "ceffoni educativi" e le diceva "sei una p... come tua madre e tua nonna"». Poi sono emersi gli abusi del fratello adottivo, come ricostruisce l'avvocato Emanuela Martini: «La mia assistita ha subito toccamenti e strusciamenti sul seno e sulle parti intime. Poi sono emersi baci con la lingua e altri atti che il fratello la obbligava a compiere. Lei non si rendeva neanche conto, anzi all'inizio era quasi contenta perchè quel ragazzo la trattava bene, era dolce e le faceva dei regali se si comportava come voleva lui»

Tutte accuse respinte dai difensori degli imputati, gli avvocati Danilo Ghia e Giuseppe Infante. Che scelgono di non rilasciare dichiarazioni dopo la sentenza. Che, secondo l'avvocato Martini, restituisce un minimo di giustizia a Stefania: «La vita di questa ragazza è una schifezza, tutti i suoi adulti di riferimento sono stati un disastro - ha spiegato in aula la legale - Ora sta meglio, è tornata dalla madre dopo che l'hanno tolta da quella famiglia. Nessuno ha creduto a quello che raccontava, era ora che una sentenza mettesse nero su bianco che ha detto la verità».

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