Cerca

La sentenza

Reddito di cittadinanza a stranieri mai visti in Italia: nei guai la titolare del Caf e suo marito

I due sono stati condannati perché accusati di essere i responsabili di una “filiera” milionaria

Reddito di cittadinanza a stranieri mai visti in Italia: nei guai la titolare del Caf e suo marito

Quei 314 romeni risultavano tutti residenti in via della Casa comunale 3 a Torino, l’indirizzo dei senzatetto. Oppure esibivano degli indirizzi falsi. Peccato che in Italia non abbiano mai messo piede. Di conseguenza, sembra difficile ci hanno vissuto per almeno dieci anni, uno dei requisiti necessari per ricevere il reddito di cittadinanza: per questo ieri mattina Valentina Rosita Grande, 37enne di San Francesco al Campo, è stata condannata a 4 anni e 6 mesi di carcere. “Solo” 2 anni e 9 mesi per il marito (entrambi hanno scelto il rito abbreviato). Degli intermediari fra loro e i beneficiari del reddito, invece, solo uno è stato rintracciato e verrà processato con il rito ordinario a febbraio 2025. Altri 9 imputati risultano irreperibili e quindi la loro posizione è stata stralciata, anche perché sembra che le autorità giudiziarie romene non abbiano proceduto nei loro confronti come richiesto dai magistrati torinesi.

L’indagine, partita nel 2022, è stata portata avanti dal primo nucleo operativo metropolitano della Guardia di finanza di Torino con il coordinamento del pubblico ministero Giovanni Caspani e della procuratrice Enrica Gabetta. Secondo gli inquirenti, Valentina Rosita Grande era al vertice di una «organizzata filiera illecita» che assegnava i redditi di cittadinanza agli stranieri che non ne avevano diritto. Tutte persone che si spacciavano per senza fissa dimora e beneficiari di protezione internazionale: per questo risultavano residenti nella Casa comunale. Solo a Torino, dai Caf dove gravitavano gli imputati, in via Fratel Teodoreto e in via Marchese Visconti, ne avrebbero beneficiato indebitamente in 314. Ma l’inchiesta parlava di 3mila pratiche sospette: basti pensare ai “biellesi”, centinaia di senegalesi in Italia da meno di dieci anni che misteriosamente, anziché rivolgersi a un Caf di Biella, prendevano il treno e scendevano a Porta Nuova per poi mettersi in fila al Caf gestito da Grande e da suo marito.

Per la prima volta in un’inchiesta del genere, la procura contesta tra i reati anche la “corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio” (oltre al reato di falsa dichiarazione). Perché l’imputata si sarebbe fatta pagare per rilasciare le pratiche agli stranieri. Lei, interrogata, ha negato: «Pagavano solo la tessera del patronato». Agli atti, però, ci sono le dichiarazioni di vari testimoni che hanno parlato di «versamenti di 25 euro per ogni pratica». Peccato che la normativa non preveda alcun compenso né tesseramento al Caf che si occupa dei redditi di cittadinanza. L’ammontare complessiva della maxi truffa, secondo le prime indagini delle Fiamme gialle, sfiorava 1,4 milioni di euro. Denaro “dirottato” dalle tasche di poveri e disoccupati a quelle di romeni e senegalesi che ne non avevano diritto.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.