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Climate change e disastri
17 Aprile 2024 - 19:10
Scene quasi apocalittiche, da film di fantascienza verrebbe da dire: piove nel deserto, ma piove in maniera disastrosa. E' quanto vediamo accadere a Dubai, il gioiello delle città-stato degli Emirati Arabi Uniti. Strade trasformate in fiumi, scuole chiuse, voli cancellati e vite umane perse - un automobilista rimasto intrappolato nella vettura, mentre in Oman i morti sono stati 18 - questo è stato l'impatto devastante delle piogge che hanno raggiunto i 254 millimetri in un solo giorno, un valore quasi doppio rispetto alla media annuale di precipitazioni in questa regione desertica. E ci si chiede se questo disastro sia conseguenza di una tecnologia contro il climate change usata proprio negli Emirati. Se lo chiedono anche i tanti italiani che a Dubai vivono, o sono negli Emirati per turismo.
Monica Meloni, 51 anni, è di Torino. Sul suo profilo Instagram si fa chiamare "la maestra con la valigia". E, sul web, racconta così quanto accaduto: "Sono qui negli Emirati da sette anni ed è la prima volta che c'è così tanta pioggia, in parte anche a causa del cloud seeding. La perturbazione di martedì, invece, pare fosse naturale e ha fatto danni prima in Oman e poi qui, tutti gli Emirati sono stati colpiti".
Il cloud seeding è proprio la tecnica di cui parlavamo, altrimenti detta "semina delle nuvole". E' una pratica in uso dagli anni '40, ma ha acquisito una nuova rilevanza nei moderni sforzi per combattere la siccità. Negli Emirati Arabi Uniti, un paese che ha investito oltre 20 milioni di dollari in questa tecnologia, la semina delle nuvole viene eseguita con precisione meticolosa. Il Centro Nazionale di Meteorologia (Ncm) ad Abu Dhabi, in collaborazione con esperti internazionali, supervisiona le operazioni che mirano a migliorare le precipitazioni attraverso l'uso di ioduro d'argento o sali igroscopici, spesso sparati nelle nuvole tramite razzi.
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Tuttavia, come sottolineato da esperti come la dottoressa Friederike Otto, docente senior di Scienze del clima presso il Grantham Institute dell'Imperial College di Londra, "le piogge mortali e distruttive in Oman e a Dubai" sono state probabilmente esacerbate dal "cambiamento climatico causato dall'uomo" e non esclude proprio il massiccio ricorso al cloud seeding nei mesi precedenti. Maryam Al Shehhi del Centro meteorologico nazionale esclude questa possibilità, ma spiega che le ragioni del disastro sono che "i terreni desertici hanno bisogno di più tempo per assorbire l'acqua. La quantità di pioggia caduta era eccessiva per essere assorbita". Per gli scienziati, l'aumento delle temperature mondiali sta alterando i modelli meteorologici, rendendo eventi estremi come questi più frequenti e severi.
A Dubai le autorità hanno risposto con misure drastiche, chiudendo scuole e consigliando ai cittadini di evitare viaggi non essenziali. L'aeroporto di Dubai, il più trafficato del mondo, ha visto una significativa interruzione dei suoi servizi, con molti voli della compagnia nazionale Emirates deviati o cancellati e lunghe code che si formavano ai taxi e ai gate.
"Siamo stati tutti allertati con messaggi sui cellulari - ha spiegato ancora Monica Meloni -. Le autorità invitavano a rimanere a casa il più possibile. Probabilmente nessuno si aspettava quello che poi, in realtà, è successo. Per fortuna le scuole erano chiuse. Non ho mai visto una cosa simile, neppure nell'alluvione in Piemonte nel 1994".
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