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Democrazia & prepotenza
20 Aprile 2024 - 15:30
Impedire la presentazione di un libro, in questo caso di un ministro, occupare letteralmente uno spazio del Salone del Libro e scombinare i programmi delle persone non è reato. Almeno stando alla Procura di Torino che ha fatto archiviare tutte le ventitré denunce nei confronti di attivisti di Extinction Rebellion, Non Una di Meno e Fridays for Future. Sono loro stessi a renderlo noto.
I fatti: siamo nel maggio del 2023, il sabato del Salone del Libro vede protagonista la ministra Eugenia Roccella che presenta il suo libro. Appena inizia l’incontro, attivisti e attiviste si alzano in piedi «intonando cori e reggendo dei cartelli con scritto “Giù le mani dai corpi e dalla terra”, interrompendo di fatto l’intervento della ministra Roccella. Una protesta volta a denunciare le posizioni anti-abortiste della ministra e le politiche climatiche e sociali del governo nazionale e regionale» scrivono in una nota.
Nella realtà, di fatto gli attivisti hanno impedito che la presentazione potesse avere luogo. La ministra Roccella aveva chiesto alla polizia di non allontanare i manifestanti e anzi aveva invitato uno di loro sul palco, per un confronto. Invito accolto, ma al termine la Roccella, guardando il suo “ospite”, aveva detto «Io ti ho chiesto un dialogo, tu hai fatto solo il tuo intervento». In effetti, lui e gli altri non avevano alcuna intenzione di ascoltare, neppure per educazione. Lo spazio completamente bloccato ha fatto slittare anche la presentazione successiva, che di fatto è saltata - per gli attivisti evidentemente gli interessi delle altre persone non contano -, mentre in sala l’assessore regionale Maurizio Marrone faceva intervenire il direttore Nicola Lagioia. Anche da lui era arrivato l’invito a dialogare (ignorava che fosse già stato fatto) «perché in democrazia si fa così», poi aveva rinunciato, finendo con litigare con l’onorevole Augusta Montaruli.
Alla fine di tutto, al di là delle polemiche politiche per la gravità del fatto - mai al Salone era capitato che a un ospite fosse stato vietato di parlare -, erano arrivate le denunce per violenza privata. Ora, gli attivisti nella loro nota citano le parole della pm Sellaroli nel decreto di archiviazione: «Non vi è traccia di condotte implicitamente o esplicitamente minacciose, violente o intimidatorie poste in essere dalle manifestanti» si legge nel decreto di archiviazione. «Non è stato posto in essere nessun comportamento latamente minatorio, se non intonare cori e sovrastare con la propria voce la voce dei relatori». Che è cosa un po’ diversa dal dialogare... Per i fischi alla Scala fanno le interrogazioni parlamentari.
I manifestanti sostengono che ci fosse la solidarietà del pubblico, ma chi era presente quel giorno ricorda benissimo che i fischi erano rivolti a loro, affinché lasciassero riprendere il normale programma del Salone. Inutilmente, finché la ministra Roccella non è andata via. Una sconfitta per il Salone, allora, e anche oggi.
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