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LA POLITICA
09 Giugno 2024 - 23:10
Parlamento Europeo
Se è vero che le elezioni Europee, in ogni Paese, sono sempre state una sorta di referendum sulla tenuta del governo nazionale, quelle di oggi rafforzano, anzi promuovono, il nostro esecutivo e, di fatto, la premier Giorgia Meloni che ha vinto il confronto con Elly Schlein, anche grazie a quella mossa strategica di porsi in primo piano in questa competizione che, alla luce dei fatti che si stanno verificando in Europa, la fa diventare una figura strategica nel rapporto con gli altri Stati Membri e per i nuovi equilibri del Parlamento europeo. Perché lo impone la sferzata a destra che ha coinvolto Germania, Spagna, Austria e soprattutto la Francia con il successo elettorale di Marine Le Pen e Jordan Bardella che ha spinto addirittura il Presidente Macron a sciogliere l’Assemblea generale e a indire nuove elezioni, già fissate per il 30 giugno. Non ha tardato a rispondere Marine Le Pen: «Siamo pronti». In realtà, in 20 giorni, in Francia, può succedere tutto. Ma anche il contrario di tutto, con la possibilità di un accorpamento delle forze di sinistra, mostrando all’orizzonte una situazione oggi di difficile compresione.
Nuovi equilibri
L’Europa cambierà equilibri? Di sicuro si modificheranno i rapporti di forza. Tanto è vero che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, poco prima della mezzanotte di ieri, ha dichiarato che da subito «stringerà rapporti con i partiti che sostengono la sua maggioranza, con la convinzione di avere il sostegno dei 27 capi di stato e di governo che compongono la coalizione europea». Alle sue parole si è aggiunta la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola confermando che «la Conferenza dei Presidenti si riunirà domani, per discutere la situazione, trovare delle maggioranze e prendere tutte le decisioni necessarie».
Astensione record
Quello che conta nel nostro Paese sono i dati di queste elezioni, su cui pesa un astensionismo che si attesta al 50%. Andando indietro al 1979, quando fummo chiamati alla prima elezione del parlamento europeo, la partecipazione toccò l’85,6% degli elettori. Di fatto, se volessimo trasformarlo in un grafico, noteremmo una piramide al contrario che già nel 2019 aveva toccato il 54,5%, facendo gridare gli osservatori allo scandalo. E che oggi deve far riflettere sull’evidente distacco della gente dall’Europa.
I primi exit poll
L’esame dei primi risultati raccolti attraverso gli exit poll, comunicati poco dopo le 23 di ieri, dimostra di fatto quanto Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia siano il primo partito nella competizione europea, con un risultato che oscilla tra il 26% e il 30%. Secondo posto per il Partito democratico, che tiene tra il 22% e il 26%. Lega e Forza Italia risultano appaiati, tra l’8% e il 10%. Nel mezzo c’è il Movimento Cinque Stelle, che ha ottenuto tra il 9 e il 13%. Poi c’è il risultato superiore alle attese di Alleanza Verdi e Sinistra, che si attesta tra il 5 e il 7%. Azione di Carlo Calenda vive una attesa tragica tra 2,5 e 4,5%, visto che la soglia di sbarramento è al 4%. Stesso discorso per Stati Uniti d’Europa, con Emma Bonino e Matteo Renzi (3,5 e 5,5%) e Santoro all’1-3%. Chiudono Sud chiama Nord di Cateno De Luca e Alternativa popolare, entrambi tra 0 e 2%.
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